Thelonious Monk Quartet

Thelonious Monk

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(EN)

«- Would you play some of your weird chords for the class?,
- What do you mean weird? They're perfectly logical chords»

(IT)

«- Suonerebbe qualcuno dei suoi strani accordi per la classe?
- Cosa intende con strani? Sono accordi perfettamente logici»

(Dialogo tra un insegnante della Columbia University e Monk (da Hentoff, Jazz Life 188))

Thelonious Sphere Monk (Rocky Mount, 10 ottobre 1917 – Weehawken, 17 febbraio 1982) è stato un pianista e compositore statunitense, conosciuto per il suo singolare stile d'improvvisazione e per il consistente contributo al repertorio del jazz[1].

Uomo dominato dalla stranezza comportamentale, da un mutismo eccessivo e da un forte egocentrismo che inevitabilmente influenzarono la sua musica spesso screditata da critiche superficiali. Stile che è però stato, in tempi recenti, completamente decifrato: sotto quella coltre di "stranezza" si è conclamato un nuovo modo di fare jazz a cui si ispirarono le generazioni successive.[2]

Biografia

Thelonious Monk ha iniziato come pianista stride, e dal 1939 al 1942 ha suonato come house-pianist nel locale Minton's, dove il chitarrista Charlie Christian, il batterista Kenny Clarke e parecchi altri precursori hanno gettato le basi del jazz moderno.

Durante la permanenza nella big band del trombettista ex ellingtoniano Cootie Williams scrive 'Round Midnight, a oggi la sua più famosa composizione. Dopo aver militato nella formazione del trombettista Harvey Davis al Cinderella Club, nel 1944 debutta ufficialmente su disco nel quartetto di Coleman Hawkins, e dal '47 al '52 realizza una straordinaria serie di incisioni per la Blue Note in cui suona la maggior parte delle sue migliori composizioni. Sono della partita Kenny Dorham, Milt Jackson, Sahib Shihab e soprattutto Art Blakey, che gli resterà amico e collaboratore per tutta la vita. In quegli anni incontrerà anche Miles Davis, con cui stringerà amicizia.

In Bloomdido (1950) Monk incontra Charlie Parker e Dizzy Gillespie. Altra amicizia importantissima fu quella col pianista Bud Powell, che propose più volte interpretazioni personali dei temi dell'amico. Dal trio Plays Duke Ellington (1955) al quintetto di Brilliant Corners (1956), Monk realizza i suoi capolavori su etichetta Riverside, e raggiunge lo status di mito vivente. Come logica conseguenza, nasce il suo quartetto (più o meno stabile), con una serie di tenorsassofonisti che va da Sonny Rollins a Frank Foster, da John Coltrane a Johnny Griffin (Misterioso e In action, 1958), fino a giungere a Charlie Rouse, che resterà fino al 1968. Seguì la controversa partecipazione alla lunga tournée dei Giants of Jazz (1970 - 72, con Blakey, Sonny Stitt, Kai Winding, Al Mc Kibbon e Dizzy Gillespie).

Nel frattempo le cose erano cambiate parecchio nel jazz, e chi si credeva all'avanguardia rischiava di giorno in giorno di restare indietro. Eppure mentre Monk si adagiava sugli allori, nasceva tutta una nuova generazione di musicisti - pensatori che riconsiderò in chiave quasi free i suoi lavori: Steve Lacy, Don Cherry, Roswell Rudd, ecc.

Al di là delle circa settanta composizioni conosciute[3], l'eredità di Monk è più o meno evidente nel modo di suonare di molti pianisti jazz successivi: il fraseggio frastagliato e pieno di cluster, la diteggiatura ineducata, le armonie strane e ricercate hanno insegnato parecchio a molti musicisti jazz che si interrogano sul concetto di libertà. Ciò che lascia Monk è soprattutto il virtuosismo ritmico fatto di ritardi, accenti spostati, l'uso magico dei silenzi, la grande padronanza della scala cromatica. L'ascoltatore è continuamente "sorpreso" dall'evolversi dei suoni che non cadono mai nella staticità e prevedibilità. Monk ha saputo giocare con le note prendendosi gioco di esse: non si limitava ad improvvisare sugli accordi del tema di base ma ne reinventava la struttura armonica facendo appello al suo istinto primitivo generando dissonanze e giochi di note che si rincorrono e si urtano in una esemplare disinvoltura.

Nei suoi ultimi anni di vita Monk si è ritirato nel New Jersey ospite della Baronessa Nica de Koenigswarter (Pannonica), senza mai suonare il pianoforte nonostante ce ne fosse uno nella sua stanza. È scomparso il 17 febbraio 1982 per infarto.

Inizi

Thelonious Monk nacque il 10 ottobre 1917, a Rocky Mount, Carolina del Nord, figlio di Thelonious e Barbara Monk, due anni dopo sua sorella Marion. Un fratello, Thomas, nacque nel gennaio 1920.[4] Nel 1922, la famiglia si trasferì al 243 West 63rd Street, a Manhattan, New York City. Monk iniziò a suonare il pianoforte all'età di 6 anni. Anche se ampiamente autodidatta, studiò teoria musicale, armonia, e arrangiamento alla Juilliard School of Music.[5] Monk frequentò la Stuyvesant High School, senza però portare a termine gli studi.[6] Da ragazzo suonò l'organo in un coro evangelico, prima di trovare lavoro come musicista jazz.

All'inizio degli anni quaranta, Monk era il pianista fisso del night club Minton's Playhouse di Manhattan. Gran parte dello stile di Monk si sviluppò durante questo periodo di apprendistato al Minton's, dove spesso partecipava a gare notturne di bravura tecnica con altri quotati musicisti jazz dell'epoca. L'ambiente del Minton's fu di importanza cruciale nello sviluppo dello stile bebop e portò Monk a stretto contatto con artisti del calibro di Dizzy Gillespie, Charlie Christian, Kenny Clarke, Charlie Parker e, successivamente, Miles Davis. Il suo stile dell'epoca venne descritto "hard-swinging" con l'aggiunta di incursioni nello stile di Art Tatum. Le influenze dichiarate da Monk includono Duke Ellington, James P. Johnson, ed altri pianisti stride.

Prime incisioni (1944–1954)

Nel 1944 Monk debuttò su disco con il Coleman Hawkins Quartet. Hawkins fu uno dei primi musicisti jazz affermati a sponsorizzare Monk, e Monk ricambiò il favore in seguito invitandolo a prendere parte alle sessioni del 1957 con John Coltrane. Nel 1947 Monk effettuò la prima registrazione come band leader per la Blue Note (Genius of Modern Music: Volume 1). Nello stesso anno sposò Nellie Smith, e nel 1949 la coppia ebbe un figlio, T. S. Monk. Nel 1953 nacque la figlia Barbara (affettuosamente soprannominata "Boo-Boo").

Nell'agosto 1951, la polizia di New York City fermò un'auto sulla quale viaggiavano Monk e l'amico Bud Powell. Gli agenti trovarono dei narcotici a bordo, presumibilmente di proprietà di Powell. Monk rifiutò di testimoniare contro l'amico, e quindi la polizia confiscò la sua tessera del sindacato dei musicisti che gli rese impossibile esibirsi dal vivo a New York. Monk trascorse la maggior parte della prima metà degli anni cinquanta componendo, incidendo, ed esibendosi fuori città.

Dopo un ciclo intermittente di sedute di registrazione per la Blue Note nel periodo 1947–1952, venne messo sotto contratto dalla Prestige Records per i successivi due anni. Con la Prestige incise diversi album significativi, incluse collaborazioni con Sonny Rollins, Art Blakey, e Max Roach. Nel 1954, Monk partecipò alle sessioni che produssero gli album Bags' Groove e Miles Davis and the Modern Jazz Giants di Miles Davis.[7]

Nel 1954, Monk andò per la prima volta in Europa, eseguendo e registrando a Parigi il suo primo album di assoli pianistici su etichetta Disques Vogue. Nel backstage Mary Lou Williams gli presentò la Baronessa Pannonica "Nica" de Koenigswarter, membro della famiglia dei Rothschild e mecenate di svariati musicisti jazz a New York City (incluso Charlie Parker). La donna divenne un'amica intima di Monk per il resto della sua vita, ed egli scrisse in suo onore un pezzo pianistico intitolato, appunto, Pannonica.

Riverside Records (1955–1961)

All'epoca della firma con la Riverside, Monk era molto rispettato e stimato da critici e colleghi, ma i suoi dischi vendevano poco, e la sua musica veniva ancora vista come troppo "difficile" per un pubblico mainstream. Per incrementare il suo profilo commerciale, Monk incise due album di standard jazz: Thelonious Monk Plays the Music of Duke Ellington (1955) e The Unique Thelonious Monk (1956).

Sull'LP Brilliant Corners, registrato a fine 1956, Monk invece eseguì principalmente pezzi da lui composti. La complessa title track, che contiene l'apporto del sassofonista Sonny Rollins, era così difficile da suonare che la versione finale dovette essere messa insieme montando diverse take della traccia stessa. L'album, tuttavia, fu il suo primo grande successo di pubblico.

Dopo aver ottenuto nuovamente la tessera del sindacato musicisti, Monk ricominciò in grande stile ad esibirsi a New York con un periodo di cinque mesi di fila al Five Spot Cafe a partire dal giugno 1957, guidando un quartetto con John Coltrane al sax tenore, Wilbur Ware al contrabbasso, e Shadow Wilson alla batteria.[8]

L'ingaggio al Five Spot terminò nel Natale 1957, Coltrane lasciò il gruppo per riunirsi alla band di Miles Davis, e il quartetto si sciolse. Monk tornò a suonare al Five Spot nel 1958, questa volta in gruppo con Griffin (e poi Charlie Rouse) al sax, Ahmed Abdul-Malik al contrabbasso, e Roy Haynes alla batteria.

Il 15 ottobre 1958, mentre erano in viaggio verso il Comedy Club di Baltimora, Maryland, Monk e la de Koenigswarter furono fermati dalla polizia a Wilmington (Delaware). Quando Monk si rifiutò di rispondere alle domande del poliziotto sul perché viaggiasse insieme ad una donna bianca, gli agenti lo colpirono con i loro manganelli. Sebbene nell'auto furono rinvenute anche delle sostanze stupefacenti, il giudice Christie della Corte Suprema del Delaware invalidò le accuse di detenzione di narcotici a causa dell'aggressione immotivata nei confronti di Monk operata dagli agenti di polizia della pattuglia.[9]

Columbia Records (1962–1970)

Dopo vari negoziati, nel 1962 Monk firmò un contratto con la Columbia Records, una delle quattro grandi case discografiche degli Stati Uniti insieme a RCA Victor, Capitol, e Decca. Le relazioni tra Monk e la Riverside si erano ormai deteriorate nel tempo a causa di royalty non pagate.

Lavorando con il produttore Teo Macero,[10] nel 1963 uscì Monk's Dream, l'album di debutto su etichetta Columbia.

Monk's Dream divenne il suo più grande successo in carriera,[11] e il 28 febbraio 1964, Monk apparve sulla copertina di Time.[12] Continuò poi a lavorare in studio, incidendo album famosi come Criss Cross (1963), Solo Monk (1965), Straight, No Chaser (1967), e Underground (1968), ma il suo periodo alla Columbia fu avaro di nuove composizioni originali in favore della pubblicazione di svariati album dal vivo, inclusi Miles & Monk at Newport (1963), Live at the It Club e Live at the Jazz Workshop, entrambi del 1964, quest'ultimo inedito fino al 1982.

Ultimi anni (1971–1982)

Thelonious Monk scomparve delle scene nella metà degli anni settanta, facendo in seguito solo qualche sporadica apparizione. La sua ultima seduta in studio come leader ebbe luogo nel novembre 1971 per l'etichetta britannica Black Lion, alla fine del tour mondiale dei "Giants of Jazz", gruppo formato da Dizzy Gillespie, Kai Winding, Sonny Stitt, Al McKibbon e Art Blakey. Il bassista Al McKibbon, che conosceva Monk da più di vent'anni e suonò insieme a lui nel tour del 1971, raccontò in seguito: «In quella tournée Monk disse al massimo due parole. Intendo veramente solo due parole. Non salutava, non chiedeva che ore fossero, niente di niente. Il perché, non lo so. Ci scrisse una lettera alla fine del tour dicendoci che la ragione per la quale non riusciva a comunicare o suonare con noi, era perché Art Blakey ed io eravamo troppo brutti».[13]

Il documentario Thelonious Monk: Straight, No Chaser (1988) attribuisce questo stravagante comportamento di Monk all'insorgere di una malattia mentale. Nel film, il figlio di Monk, T. S. Monk, afferma che alle volte il padre non lo riconosceva, e riferisce che fu ricoverato in ospedale in svariate occasioni per non specificati problemi psichici che degenerarono alla fine degli anni sessanta.[14][15]

Mentre il suo stato di salute peggiorava sempre più, Monk trascorse i suoi ultimi 6 anni di vita ospite nella dimora a Weehawken (New Jersey) dell'amica e benefattrice Baronessa Pannonica de Koenigswarter. Durante questo lasso di tempo non suonò mai il piano e si chiuse in un ostinato mutismo incontrando pochissime persone. Morì di infarto il 17 febbraio 1982, e venne sepolto nel Ferncliff Cemetery di Hartsdale (New York). Nel 1993, gli venne assegnato postumo il Grammy Lifetime Achievement Award.[16]

Principali composizioni

  • 52nd Street Theme
  • Ask Me Now
  • Ba-Lue Bolivar Ba-Lues-Are
  • Bemsha Swing
  • Blue Monk
  • Bright Mississippi
  • Brilliant Corners
  • Bye-Ya
  • Crepuscule With Nellie
  • Epistrophy
  • Evidence
  • Friday 13th
  • Hackensack
  • I Mean You
  • In Walked Bud
  • Introspection
  • Let´s Call This
  • Light Blue
  • Little Rootie Tootie
  • Locomotive
  • Misterioso
  • Monk´s Dream
  • Monk´s Mood
  • Off Minor
  • Pannonica
  • Played Twice
  • Reflections
  • 'Round Midnight
  • Ruby, My Dear
  • Rhythm-A-Ning
  • Straight, No Chaser
  • Well You Needn't

Discografia

Blue Note Records (1948-1952)

  • Genius of Modern Music: Volume 1 (registrazioni del 1947 per la Blue Note)
  • Wizard of the Vibes (Milt Jackson: registrazioni del 1948 per la Blue Note)
  • Genius of Modern Music: Volume 2 (registrazioni del 1951–1952 per la Blue Note)

Prestige Records (1952-1954)

  • Thelonious Monk Trio (Prestige 7027), 1952-4
  • Monk (Prestige 7053) registrato nel 1953-4
  • Thelonious Monk and Sonny Rollins (Prestige 7075), registrato nel 1953-4

Riverside Records (1955-1961)

  • Thelonious Monk plays the Music of Duke Ellington (1955)
  • The Unique Thelonious Monk (1955)
  • Brilliant Corners (registrazioni del 1956 con Sonny Rollins e Clark Terry)
  • Thelonious Himself (1957)
  • Thelonious Monk with John Coltrane (registrazioni del 1957, pubblicate nel 1961)
  • Art Blakey's Jazz Messengers with Thelonious Monk (Atlantic, 1957)
  • Monk's Music (1957)
  • Mulligan Meets Monk (1957, con Gerry Mulligan)
  • Thelonious Monk Quartet Live at the Five Spot: Discovery! (con John Coltrane, registrato nel 1957, pubblicato negli anni novanta dalla Blue Note)
  • Thelonious Monk Quartet with John Coltrane at Carnegie Hall (1957, pubblicato nel 2005 dalla Blue Note.)
  • The Complete 1957 Riverside Recordings (2006)
  • Thelonious in Action and Misterioso (1958, live al the Five Spot con Johnny Griffin)
  • The Thelonious Monk Orchestra at Town Hall (1959)
  • 5 by Monk by 5 (1959)
  • Thelonious Alone in San Francisco (1959)
  • Thelonious Monk and the Jazz Giants (1959)
  • Thelonious Monk at the Blackhawk (1960, con Charlie Rouse)
  • Monk in France (1961)
  • Thelonious Monk in Italy (registrato nel 1961)

Columbia Records (1962-1968)

  • Monk's Dream (1963)
  • Criss Cross (1963)
  • Monk in Tokyo (1963)
  • Miles & Monk at Newport (1963)
  • Big Band and Quartet in Concert (1963)
  • It's Monk's Time (1964)
  • Monk (1964)
  • Solo Monk (1965)
  • Live at the It Club (1964)
  • Live at the Jazz Workshop (1964)
  • Straight, No Chaser (1967)
  • Underground (1968)
  • Monk's Blues (1968)

Etichette indipendenti

  • Thelonious Monk Nonet Live In Paris 1967 (LP del concerto in Francia FC-113 1967)

Come sessionman

Con Coleman Hawkins

  • Bean and the Boys (Prestige 7824) 1944

Con Miles Davis

  • Bags' Groove (Prestige, 1954)
  • Miles Davis and the Modern Jazz Giants (Prestige, 1954)

Con Sonny Rollins

  • Moving Out (Prestige 7058) 1954 (solo in una traccia)
  • Sonny Rollins, Vol. 2 (Blue Note, 1957)

Con Gigi Gryce

  • Nica's Tempo (Savoy, 1955)

Con Clark Terry

  • In Orbit (Riverside, 1958)

Compilation

  • Monk's Greatest Hits (1968)
  • April in Paris (Monk album)|April in Paris (1981)
  • Monk's Classic Recordings (1983)
  • Blues Five Spot (1984)
  • Live at Monterey Jazz Festival '63 (21-22 settembre 1963, MFSL, pubblicato in due vol. 1996-7)
  • Something in Blue, Nice Work in London, Blue Sphere e The Man I Love (tutte registrazioni del 1971, raccolte in The London Collection 1988, tre CD)
  • Midnight at Minton's (circa 1941, pubblicato nel 1973 a nome Don Byas. Monk non suona in tutte le tracce)
  • After Hours (circa 1941, pubblicato nel 1973 a nome Charlie Christian)
  • After Hours in Harlem (circa 1941, pubblicato nel 1973)
  • The Complete Prestige Recordings of Thelonious Monk (2000, 3 CD, Prestige)
  • The Complete Blue Note Recordings of Thelonious Monk (1994, 4 CD, Blue Note)
  • The Complete Riverside Recordings of Thelonious Monk (1991, 15 CD, Riverside)
  • Monk Alone: The Complete Solo Studio Recordings of Thelonious Monk 1962-1968 (1998, 2 CD, Sony)
  • The London Collection (1988, 3 CD)
  • The Columbia Years: '62-'68 (2001, 3 CD, Sony)
  • The Complete Vogue Recordings/The Black Lion Sessions (1954–71) (3 LP, Mosaic)

Curiosità

  • Viene citato da Antonio Muñoz Molina nel romanzo Inverno a Lisbona. Il protagonista, un pianista in crisi esistenziale, dice: «Io dovrei essere nero, suonare il piano come Thelonious Monk, essere nato a Memphis, Tennessee, baciare in quest'istante Lucrecia, essere morto».
  • Il protagonista del romanzo Cancellazione dello scrittore statunitense Percival Everett si chiama Thelonious Ellison, ma si fa chiamare Monk.
  • Nell'episodio dei Simpson Trilogia di una giornata, in uno dei tanti provvidenziali accidenti che minano la giornata della famiglia, Lisa viene a conoscenza di un ragazzo molto brillante di nome Thelonious. «Proprio come il grande Mo!», ribatte la giovane.
  • Da lui prende il nome l'album My Monk del Roberto Zanetti Trio
  • Don DeLillo usa la figura di Monk in un saggio sulla creazione artistica: Contrappunto (Einaudi, Torino 2008)
  • Viene citato da Italo Calvino nella raccolta Ti con zero nella sezione Altri Qfwfq nel racconto I cristalli: «Adesso aspetto che finisca il disco di Thelonious Monk e glielo dico.».
  • Il brano 'Round Midnight viene suonato al piano dal jazzista Midorikawa nel libro di Haruki Murakami "L'incolore Tazaki Tsukuru e i suoi anni di pellegrinaggio".
  • Il racconto noir Musica nera dello scrittore Enrico Teodorani contenuto nell'antologia Note in nero - Musica e delitti in venticinque racconti noir di autori italiani si svolge durante il concerto tenuto da Thelonious Monk (con Charlie Rouse al sax tenore, John Ore al contrabbasso e Frankie Dunlop alla batteria) sabato 22 aprile 1961 al Teatro Duse di Bologna.

Note

  1. ^ The History of Jazz Music. Thelonious Monk: biography, discography, review, links
  2. ^ Thelonious Monk | Biography | AllMusic
  3. ^ La lista completa su monkzone.com Archiviato il 20 maggio 2011 in Internet Archive.
  4. ^ Robin D.G. Kelley Thelonious Monk: The Life and Times of an American Original, London: JR Books, 2010, p13
  5. ^ The Thelonious Monk Reader, ed. van der Bliek, Oxford, 2001
  6. ^ Robin D. G. Kelley, Thelonious Monk: The Life and Times of an American Original, Free Press, 2009, p. 31, ISBN 978-0-684-83190-9. URL consultato il 23 novembre 2013.
  7. ^ Miles: The Autobiography With Quincy Troupe, 80
  8. ^ Chris Sheridan Brilliant Corners: A Bio-Discography, 2001, Wesport, Conn.: Greenwood Press, p.80
  9. ^ State v. De Koenigswarter, 177 A.2d 344 (Del. Super. 1962).
  10. ^ Marmorstein, Gary. The Label The Story of Columbia Records. New York: Thunder's Mouth, 2007, pp. 314–315.
  11. ^ Monk, Thelonious. Monk's Dream. Columbia reissue CK 63536, 2002, liner notes, p. 8
  12. ^ Gabbard, Krin, The Loneliest Monk, in Time, vol. 83, nº 9, Time, Inc., 28 febbraio 1964. URL consultato il 12 novembre 2007.
  13. ^ Steve Voce, Obituary: Al McKibbon , in The Independent, Findarticles.com, 1º agosto 2005. URL consultato il 12 novembre 2007.
  14. ^ Krin Gabbard, Evidence: Monk as Documentary Subject, in Black Music Research Journal, vol. 19, nº 2, Center for Black Music Research — Columbia College Chicago, Autumn 1999, pp. 207–225, DOI:10.2307/779343, JSTOR 779343.
  15. ^ Spence, Sean A, Thelonious Monk: His Life and Music, in British Medical Journal, vol. 317, nº 7166, BMJ Publishing Group, 24 ottobre 1998, pp. 1162A, DOI:10.1136/bmj.317.7166.1162a, PMC 1114134, PMID 9784478.
  16. ^ GRAMMY.com — Lifetime Achievement Award, su Past Recipients, National Academy of Recording Arts and Sciences. URL consultato il 12 novembre 2007.

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