Lucio Battisti

Lucio Battisti

nato il 5.3.1943 a Poggio Bustone, Lazio, Italia

morto il 9.9.1998 a Milano, Lombardia, Italia

Lucio Battisti

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Lucio Battisti
Nazionalità: Italia
Genere: Pop
Musica leggera
Periodo
attività
:
1966 - 1994
Album: 19: 19 studio, live, raccolte
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Lucio Battisti (Poggio Bustone, 5 marzo 1943  Milano, 9 settembre 1998) è stato un musicista e cantante italiano. È considerato uno dei massimi autori ed interpreti nella storia della musica leggera italiana sia come interprete della sua musica, sia come autore per altri artisti.[1][2]

La sua produzione ha rappresentato una svolta decisiva nel pop e nel rock italiani: da un punto di vista strettamente musicale, Lucio Battisti ha personalizzato e innovato in ogni senso la forma della canzone tradizionale e melodica (intesa come susseguirsi di strofa - ritornello - strofa - inciso - finale).

Grazie ai testi scritti da Mogol, Battisti ha rilanciato temi ritenuti esauriti o difficilmente innovabili, quali il coinvolgimento sentimentale e i piccoli avvenimenti della vita quotidiana, ma ha saputo esplorare anche argomenti del tutto nuovi e inusuali, a volte controversi, spingendosi fino al limite della sperimentazione pura, sia su testi di Mogol sia nel successivo periodo di collaborazione con Pasquale Panella.

Biografia

Lucio Battisti nacque a Poggio Bustone (Provincia di Rieti) alle 13,30[3] del 5 marzo 1943 in via Roma 40,[4] secondo figlio di Alfiero (1913-2008) e Dea Battisti (1918-1983). Il loro primogenito, anch'egli di nome Lucio, morì nel 1942 a 2 anni di età.[5] L'atto di nascita originale del cantautore non esiste perché, durante la seconda guerra mondiale, un bombardamento colpì il palazzo comunale, distruggendo anche i registri dello stato civile, ma una copia venne ricostruita nel 1976.[6] La sorella Albarita nacque nel 1946 e morì nel 2003, a causa di un tumore.

Esordi

1943-1964: gli inizi

Nel 1947 si trasferì con la famiglia nella frazione Vasche di Castel Sant'Angelo,[7] sempre in provincia di Rieti, e nel 1950 a Roma.[7] A seguito della promozione della seconda o terza media[7] chiese ai suoi genitori di avere una chitarra. L'interesse per lo strumento fu dovuto anche all'influenza di due ragazzi che abitavano nel suo condominio.[7] Secondo i vari racconti sulle primissime esperienze musicali di Battisti (spesso poco attendibili e misti a leggende) ad insegnargli a suonare la chitarra fu il «pazzo del paese»[7] o l'elettricista di Poggio Bustone; quello che è sicuro è che in ogni caso l'apporto principale fu quello da autodidatta.

1965-1966: i primi passi e l'incontro con Mogol

Dopo il diploma in elettrotecnica nel 1962 e un periodo di gavetta a Napoli con I Mattatori e successivamente con I Satiri, si trasferisce a Milano, dove si unisce a I Campioni, il gruppo che accompagna Tony Dallara, capitanato da Roby Matano. Battisti vivrà tutto il resto della sua vita a Milano, prima nel quartiere popolare del Giambellino, poi nella zona di città studi esattamente in una villetta in Largo Rio de Janeiro, per trasferirsi negli ultimi anni della sua vita in una villa a Molteno, in Brianza.

È proprio Matano, che ha più volte rivendicato una sorta di "primogenitura" nella scoperta del talento di Lucio, a spronarlo a scrivere canzoni. Ne nacquero alcuni pezzi, come Se rimani con me, i cui testi erano stati scritti da Matano (ma depositati a nome di Lucio perché l'amico non era iscritto alla SIAE), che rimasero perlopiù o sconosciuti o addirittura mai pubblicati. Tuttavia, alcuni di questi pezzi furono successivamente rimaneggiati da Lucio sulla base di nuovi testi di Mogol, come Non chiederò la carità, che diverrà Mi ritorni in mente.

Il 14 febbraio del 1965 Battisti riesce ad avere un appuntamento con Franco Crepax: durante il provino viene notato da Christine Leroux, una discografica di origine francese arrivata a Milano negli anni '60, contitolare delle edizioni El & Chris. Cacciatrice di talenti per la casa discografica Ricordi, fu lei una delle prime a credere nel talento di Battisti, e fu lei a procurargli il "fatale" appuntamento col paroliere Giulio Rapetti, in arte Mogol.

Riguardo a questo primo incontro con Battisti, Mogol ha raccontato di non essere rimasto particolarmente impressionato dalle canzoni che Lucio gli aveva proposto, ma di aver comunque deciso di collaborare con lui per la sua umiltà nell'ammettere i propri limiti e la voglia di fare e di migliorarsi.[8]

Nel 1966, fu lo stesso Mogol a insistere con Battisti, scettico egli stesso circa le proprie doti vocali, perché cantasse in prima persona le sue canzoni, anziché limitarsi ad affidarle ad altri artisti. Mogol dovette superare non poche resistenze presso la Ricordi, la loro casa discografica, ma alla fine minacciando di dare le dimissioni l'ebbe vinta.[9]

Lucio esordì quindi come solista con il 45 giri che includeva Per una lira e Dolce di giorno, con modesti risultati di vendite, tanto che oggi il disco gode di grande considerazione nel circuito collezionistico. Le due canzoni vennero poi portate al successo rispettivamente dai Ribelli capitanati da Demetrio Stratos e dai Dik Dik. Nel circuito degli "addetti ai lavori", Per una lira si fece notare come brano fortemente innovativo nel testo e nella scrittura musicale.

1967-1968: il successo di 29 settembre e Balla Linda

thumb|250px|Lucio Battisti quando aveva ancora i capelli corti|left Nel 1967 Mogol e Battisti sono gli autori di 29 settembre, interpretata dall'Equipe 84, un clamoroso successo che arriva al primo posto della hit parade grazie alla trasmissione radiofonica Bandiera gialla. Sempre in quell'anno scrivono un altro grande successo per l'ex Camaleonte Riki Maiocchi, la celebre Uno in più, considerata una canzone-manifesto della cosiddetta linea verde con cui Mogol intendeva perseguire un rinnovamento della tradizione musicale italiana, lavorando con giovani cantanti e autori quali Battisti. Per quanto riguarda la carriera da solista, in quell'anno produce il suo secondo singolo, Luisa Rossi/Era, un blando Rhythm and Blues che non riscuoterà grande successo (sul lato B è incisa Era, una delicata canzone dalle atmosfere quasi medievali). Sempre nel 1967 suona la chitarra ne La ballata di Pickwick, sigla iniziale e finale, mai pubblicata su disco, dello sceneggiato di Ugo Gregoretti Il Circolo Pickwick; la canzone è cantata da Gigi Proietti, che in seguito ricorderà il suo unico incontro con Battisti.

Nel 1968 Battisti incide Prigioniero del mondo, una canzone scritta da Carlo Donida con testo di Mogol, che doveva essere originariamente interpretata da Gianni Morandi, e che Battisti porta con scarso successo alla manifestazione Un disco per l'estate 1968. Di questo brano esiste anche un videoclip girato su pellicola in bianco e nero, che è anche il primo filmato dove compare il cantante, girato a Tonezza del cimone. Di maggiore successo è il retro, Balla Linda, una canzone melodica ma già "sperimentale" per i canoni musicali dell'epoca, in cui Battisti rifiuta la convenzione delle rime baciate per i testi, in accordo con Mogol.[10]

Con Balla Linda partecipa al Cantagiro, dove si classifica al quarto posto, entrando per la prima volta, con una canzone da lui interpretata, in hit parade; la canzone, in una versione in inglese intitolata Bella Linda, otterrà, eseguita dai Grassroots, un notevole successo negli Stati Uniti, piazzandosi al numero 28 della classifica di Billboard[11]. In quell'occasione alcune affermazioni del cantante ("quando voi non sarete più popolari, io sarò ancora famoso") finiscono per irritare critica e concorrenti, accusandolo di presunzione ingiustificata, sebbene Lucio intendesse dimostrare più che superiorità, una ripagata consapevolezza.[12]

1969: la consacrazione come cantante e autore

thumb|Battisti fotografato nel paese natale. Nel gennaio 1969 Lucio partecipa per la prima e unica volta come cantante al Festival di Sanremo 1969 con la canzone Un'avventura, dove riesce a conciliare la melodia italiana con le atmosfere e i suoni del rhythm and blues, in particolare con una caratteristica e vigorosa sezione fiati; non a caso l'interprete straniero che gli viene affiancato è Wilson Pickett, un importantissimo esponente di quel genere musicale. Il brano si piazza al nono posto nella classifica finale,[13] con 69 voti.[14] La partecipazione a Sanremo aumentò di molto la sua popolarità, ma lo espose anche a critiche di vario genere: Alfonso Madeo sul Corriere della Sera definì l'interpretazione di Battisti «impacciata»,[15] Natalia Aspesi su Il Giorno criticò duramente la sua voce parlando di «chiodi che gli stridono in gola»,[16] mentre Paolo Panelli su Il Messaggero ironizzò sulla sua capigliatura anticonformista e "selvaggia", equiparandolo a Pierino Porcospino e ad Attila, re degli Unni.[17] In corrispondenza con la partecipazione a Sanremo, il 31 gennaio[18] pubblica il singolo Un'avventura/Non è Francesca.

Il 28 marzo 1969[18] pubblica il secondo singolo dell'anno, Acqua azzurra, acqua chiara/Dieci ragazze; sempre in quel mese esce anche il suo primo album, intitolato Lucio Battisti, che è una raccolta di brani già pubblicati nei precedenti singoli più sei brani già editi nelle versioni di altri gruppi e cantanti qui interpretati da Battisti.

In primavera in alcune interviste rivela il fidanzamento con Grazia Letizia Veronese,[19][20] di professione segretaria del Clan Celentano, sua futura compagna di vita.

Il 15 aprile partecipa per la prima volta a una trasmissione televisiva, Speciale per voi di Renzo Arbore, all'epoca in onda sul secondo canale della RAI. Nella trasmissione viene lanciata la canzone Acqua azzurra acqua chiara, che diventerà un tormentone estivo nell'estate 1969: con questa canzone, Battisti arriva terzo al Cantagiro 1969 con 861 voti[21] e vince il Festivalbar di quell'anno[22] con 343 984 preferenze, distaccando i Camaleonti, secondi classificati, di quasi 50 000 voti.[23]

Il 14 ottobre[18] pubblicò il terzo singolo dell'anno, Mi ritorni in mente/7 e 40; il lato A fu presentato il 19 ottobre nel programma radiofonico Gran Varietà condotto da Walter Chiari. Tra i singoli che pubblicò quell'anno, questo fu quello che incontrò il successo maggiore: fu l'11° singolo più venduto del 1969 e arrivò a raggiungere anche il primo posto in Hit parade.[24]

Nonostante il successo come interprete, la sua attività di autore per altri cantanti continuò con successo: sue furono canzoni di grande successo come Questo folle sentimento, dall'atmosfera vagamente psichedelica, affidata alla Formula Tre; Mamma mia, affidata ai Camaleonti; infine Il paradiso della vita (una canzone scritta nel 1968 da Mogol e Battisti per La ragazza 77 ma che non ottenne alcun successo) quell'anno venne ripresa dal gruppo inglese degli Amen Corner, con il titolo (If Paradise Is) Half as Nice, raggiungendo il primo posto delle classifiche di vendita britanniche.[25] Inoltre Patty Pravo, in un viaggio nel Regno Unito, rimase affascinata dal brano degli Amen Corner, ignorando che fosse stata scritta in origine dagli italiani Battisti e Mogol, e decise di farne una cover con il titolo di Il paradiso, rendendo la canzone popolare anche in Italia.[26]

Sebbene sia abbastanza disponibile a rilasciare interviste ai mass media, già in questo periodo inizia a delinearsi il suo carattere: in un'intervista relativa al suo fidanzamento con Grazia Letizia Veronese, seppure in tono scherzoso, definisce i giornalisti dei «dannati curiosi»,[20] inizia a manifestare il desiderio di privacy e di non essere costantemente sotto i riflettori («Noi gente dello spettacolo non riusciamo mai a farci gli affari nostri senza che interveniate voi [...] a togliere anche quel minimo di riservatezza della nostra vita privata»[20]) e la convinzione di dover essere giudicato solo per la sua musica e non per il gossip che si crea attorno al personaggio («Lucio Battisti deve essere giudicato per le canzoni che scrive e per le canzoni che canta.»[27]).

Battisti, Mogol e la Numero Uno

"Non ci importa di cadere. Cadremmo in piedi. L'importante per noi è di essere stati sempre coerenti."
(Mogol nel 1971 sul successo della coppia Battisti-Mogol[28])

Gli anni settanta, in particolar modo nella prima metà, sono gli anni in cui Lucio Battisti arriva al culmine della popolarità e successo. I suoi album sono costantemente tra i primi posti nelle classifiche di vendita degli anni 1971[29], 1972[30], 1973[31], 1975[32], 1976[33], 1977[34], 1978[35] e 1980[36]. Nel 1973, caso raro nella storia discografica italiana, riesce a conquistare il primo ed il secondo posto in classifica (con Il mio canto libero e Il nostro caro angelo), distanziando opere di respiro e successo internazionali come The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd (3°) e Don't Shoot Me I'm Only the Piano Player di Elton John (4°).[31]

1970: la fortuna del sodalizio con Mogol

thumb|Lucio Battisti Nel 1970 inizia la sua proficua collaborazione artistica con Mina, per la quale scrive la canzone Insieme, che nonostante l'iniziale scetticismo della cantante diverrà il singolo più venduto dell'anno.

Il modo di cantare di "sentimenti" da parte di Battisti, grazie ai testi di Mogol, è rivoluzionario rispetto alla tradizione, spesso melensa e scontata: la vita di coppia viene analizzata in ogni sua sfaccettatura, soffermandosi sulle fragilità sia maschili sia femminili con un lirismo che talora ricorda da vicino il romanticismo letterario; il tutto scandito da Battisti con una voce sempre capace di seguire col canto gli alti e bassi emozionali dei testi, quasi all'unisono con gli stessi. In un'epoca in cui il cantare d'amore e di sentimenti appariva destinato al declino a favore del diretto impegno politico di cantanti e cantautori, Battisti va in controtendenza, conquistando a queste tematiche un pubblico che saprà riscoprire, tra le righe dei testi delle sue canzoni, una quotidianità della vita di coppia trascurata dalla canzone d'amore tradizionale.

Il suo look è inconfondibile, apparentemente trasandato e al tempo stesso originale: lunghi capelli ricci, giacchette beat, abiti poco costosi con una certa predilezione per le camicie indiane. Lucio si mostra così anche nelle non frequenti apparizioni televisive, scandalizzando taluni "benpensanti" ma suscitando un moto di identificazione nei giovani. Ben presto, nonostante le critiche di alcuni critici tradizionalisti che ne biasimano soprattutto il modo di cantare, Lucio Battisti diventerà una figura popolare e apprezzata anche presso un pubblico non strettamente giovanile.

In quest'anno, matura la decisione di non effettuare più esibizioni pubbliche, rifiutandosi di partecipare al Festival di Sanremo e a Canzonissima, manifestazioni da lui ritenute non adatte a un discorso artistico di qualità, tanto è vero che non vi porterà più sue canzoni neanche come autore (anche se perdurano i dubbi sulla paternità delle canzoni La spada nel cuore e La folle corsa[37]).

Quanto ai concerti, dopo un breve tour con la Formula Tre che pure ebbe notevole successo, deciderà di non farne più, manifestando l'intenzione di ritagliarsi uno spazio per la propria vita privata e per la propria ricerca artistica, che a suo dire sarebbe stato sacrificato altrimenti al correre "tra un aereo e l'altro". Non si lascerà più fotografare - se non dal fotografo della Numero Uno Cesare Montalbetti e quasi esclusivamente per le copertine dei dischi - e svilupperà sempre più una sinergia artistica e umana con Mogol, che da allora fino al 1980 non scriverà più testi per altri interpreti.

In questo anno Battisti vince per la seconda volta consecutiva il Festivalbar 1970 con la canzone Fiori rosa fiori di pesco[38].

A dicembre esce il suo secondo album, intitolato Emozioni, dove si trovano in versione stereofonica dei brani tratti dai singoli già pubblicati.

I due amici prenderanno casa nello stesso luogo, a Dosso di Coroldo, nella quiete della campagna brianzola, coltiveranno le tematiche ecologiche e intraprenderanno un famoso viaggio a cavallo da Milano a Roma. Si impegneranno inoltre nel segno della solidarietà con i concerti annuali che Lucio, accompagnato da Mogol e senza alcuna pubblicità, voleva dedicare solamente ai giovani ammalati dell'Istituto dei Tumori di Milano.

1971: il passaggio alla Numero Uno

[[File:Battisti mina mogol.jpg|thumb|left|Lucio Battisti insieme a Mariolina Cannuli e Mogol in una trasmissione radiofonica nell'estate 1971]] Nel 1971, timorosi che le scelte aziendali della Ricordi limitassero la loro creatività, Battisti e Mogol (che coinvolgerà nell'avventura anche il padre, Mariano Rapetti, alto dirigente della casa discografica) attueranno una vera e propria scissione passando alla nuova etichetta, al vero fondata da Mogol già nel 1969, dallo spirito altamente innovativo, la Numero Uno. In quest'avventura trascineranno, oltre ai fedeli amici della Formula Tre e della Premiata Forneria Marconi, gli autori più giovani e promettenti della Ricordi, quali Mario Lavezzi e Oscar Prudente, nonché nomi già affermati della musica italiana come Tony Renis e Bruno Lauzi. La separazione dalla Ricordi non sarà economicamente indolore, poiché la casa discografica pretenderà, come buonuscita, oltre a una certa somma di denaro, la pubblicazione di un certo numero di singoli ed album di Battisti.

Spesso sotto l'egida di un Battisti autore e produttore, la Numero Uno terrà a battesimo moltissimi nuovi talenti quali Mia Martini, Adriano Pappalardo, Edoardo Bennato, Eugenio Finardi e Gianna Nannini (per un certo tempo componente del gruppo Flora Fauna & Cemento capitanato da Mario Lavezzi). Vero e proprio manifesto della nuova casa discografica sarà il programma televisivo "Tutti insieme", andato in onda su Rai Due, nel quale tutti gli artisti della nuova "scuderia" si avvicendano - rigorosamente dal vivo - in performances dei loro successi (accompagnandosi spesso a vicenda) e danno luogo a jam sessions improvvisate; in una di esse, Battisti dà buona prova anche come batterista non sfigurando al fianco di talenti come Franz Di Cioccio e Tony Cicco. Memorabile l'accenno a Let The Sunshine In dalla commedia musicale Hair, introdotta per voce e chitarra dal solo Battisti, cui man mano si affiancano, chi alla voce chi alla chitarra, tutti i protagonisti della serata.

Nel maggio dello stesso anno esce un altro dei suoi capolavori, Pensieri e Parole, per cinque settimane al primo posto della classifica dei singoli più venduti; nel brano a due voci in contrappunto Battisti fa ricorso a una soluzione inedita per l'epoca e canta, sovraincidendole, entrambe le linee melodiche.

La Ricordi cerca di sfruttare al massimo il materiale di Lucio Battisti che ha diritto di pubblicare, e nel luglio 1971 pubblica finalmente il disco Amore e non amore, registrato l'anno precedente. Si tratta di un'opera ardita, composta per metà di brani di atmosfera decisamente rock e per l'altra metà di strumentali dal raffinatissimo arrangiamento, per la realizzazione della quale Battisti si è avvalso di musicisti di prim'ordine come Dario Baldan Bembo, tastierista e pianista, futuro autore dei più grandi successi di Mia Martini, e Franz Di Cioccio, batterista e leader della Premiata Forneria Marconi. Lucio, in precedenza, aveva protestato per i ritardi nella pubblicazione del disco, ritenuto forse troppo "avanzato" dalla casa discografica; d'altro canto, lui credeva fortemente nella portata innovativa di questo suo album.

Contemporaneamente viene pubblicato il 45 giri Dio mio no, con sul retro la riproposizione di Era; il singolo, articolato su un solo accordo, verrà censurato dalla RAI per i supposti significati erotici. Tuttavia Battisti, forse in atto di sfida, il 31 dicembre 1970 in una trasmissione televisiva accennò l'introduzione strumentale alla chitarra prima di cantare La canzone del sole.

Ancora la Ricordi pubblica il 45 giri "Le tre verità", con un lato A inedito ma un lato B ancora una volta già pubblicato, Supermarket, un singolare rock and roll già incluso nell'album Amore e non amore. La canzone Le tre verità non otterrà grande successo di vendite, ma sarà notata dalla critica per gli echi internazionali, in particolare dei Led Zeppelin, e l'incredibile versatilità vocale di cui Lucio dà prova, nell'interpretare i tre personaggi della vicenda cantata.

Intanto la coppia Mogol-Battisti domina le classifiche in veste di "coppia d'autore" grazie ad un trio di successi come Amor mio, cantata da Mina, Amore caro amore bello, eseguita da Bruno Lauzi (in entrambi questi brani, Lucio suona personalmente la chitarra folk col suo stile inconfondibile), e Eppur mi son scordato di te, successo dei Formula Tre.

A quest'ultima canzone è legato un aneddoto significativo del valore artistico di Lucio Battisti: dovendosi recare a Roma negli studi Rai per eseguirla nella trasmissione Teatro 10, ed essendosi dimenticato di portare con sé una chitarra, ne acquistò all'ultimo momento una da pochi soldi alla stazione Termini; con quel piccolo strumento, peraltro dall'accordatura incerta, accompagnò l'esecuzione di Eppur mi son scordato di te e fece vere e proprie meraviglie, mandando in visibilio il pubblico[39]).

Verso la fine del 1971, la Ricordi compie una nuova operazione commerciale pubblicando "Lucio Battisti Vol. 4", dove sono pubblicati i suoi brani più celebri, salvo l'inserimento di Pensieri e parole. L'album non riscuote molto successo, oscurato dalla dirompente esplosione di vendite del 45 giri che Battisti fa uscire a novembre, La canzone del sole, sul cui retro è incisa Anche per te. Il brano imprime un marchio indelebile nella storia della musica italiana e diventa icona dell'immagine stessa del duo Battisti-Mogol. Emblematico per la solarità e per la semplicità della realizzazione musicale, pur senza scadere nel banale, diverrà la canzone "d'assaggio" per eccellenza per chiunque si appresterà a imparare a suonare la chitarra.

1972-1973: l'apice della popolarità e del successo discografico

[[File:Battisti mina.jpg|thumb|Battisti canta insieme a Mina nel duetto del 23 aprile 1972.]] Evidentemente turbata dal successo de La canzone del sole, la Ricordi nel marzo del 1972 compie un ultimo tentativo commerciale pubblicando il 45 giri Elena no, un ritmato pezzo rock con una sezione centrale più lenta e blues: le scarse vendite del disco (poche migliaia di copie) segnano definitivamente la resa della casa discografica di fronte alla concorrenza della Numero Uno.

In un anno straordinario per produzione discografica e successo di vendite riscosso (forse l'anno in cui Battisti raggiunge l'apice della popolarità), Lucio pubblica nuovamente un album di inediti, "Umanamente uomo: il sogno". che contiene due tra i pochi brani unicamente strumentali della carriera di Battisti, quello omonimo e Il fuoco. L'LP, insieme al singolo I giardini di marzo (sul retro Comunque bella), otterrà un enorme successo, dimostrando definitivamente la piena maturità artistica di Battisti, capace di articolarsi sul discorso complessivo di un album e non più solamente su singoli destinati a LP antologici. Tra i brani, oltre a quelli del singolo, la maliziosa Innocenti evasioni, la divertente Il leone e la gallina, il suggestivo strumentale e "fischiettato" Umanamente uomo: il sogno, l'ipnotica Sognando e risognando (poi interpretata anche dalla Formula Tre) e poi un altro brano che diventò un evergreen: E penso a te.

[[File:Lucio Battisti chitarra.jpg|thumb|300px|Lucio Battisti alla chitarra in una trasmissione radiofonica del dicembre 1972]]

Nel gennaio del 1973 il 33 giri "Il mio canto libero" (pubblicato nel novembre 1972) arriva in testa alle classifiche e vi rimane per undici settimane: è considerato uno dei vertici della sua carriera e contiene tra le altre canzoni la celebre Io vorrei...non vorrei...ma se vuoi, incisa in inglese da Mick Ronson, il chitarrista di David Bowie, su testo scritto dallo stesso Bowie col titolo Music is lethal[40]

Appare evidente ormai come i dischi di Lucio Battisti siano frutto di un lavoro lungo e meticoloso dove nulla è lasciato al caso, nemmeno le copertine, per anni realizzate dallo stesso fotografo, Cesare Montalbetti, in arte Caesar Monti, fratello del leader dei Dik Dik Pietruccio Montalbetti e grande amico di Lucio. Battisti cura ogni aspetto degli arrangiamenti, senza delegare niente, suonando personalmente la chitarra folk, talora le tastiere, e persino il basso e la batteria.

Nel settembre dello stesso anno esce il nuovo album del cantante: Il nostro caro angelo. Caratterizzato da parallelismi e simmetrie con Il mio canto libero, tanto che alcuni lo interpretano come un seguito o un ideale complemento[41], è un album dalle sonorità e dagli arrangiamenti più rock ed essenziali: prevalgono chitarre elettriche e acustiche, basso e batteria, con un uso dell'elettronica importante in alcuni brani ma mai eccessivo; si riduce invece il peso di archi e fiati, punto fermo dei lavori realizzati negli anni precedenti. Nascono voci riguardo al titolo dell'album: la più verosimile è quella per cui Il nostro caro angelo sottintenderebbe "il nostro caro figlio", in onore della nascita del primogenito Luca. In realtà, secondo le dichiarazioni dello stesso Mogol, Il nostro caro angelo, la canzone che dà il titolo all'album, ha un significato critico nei confronti della Chiesa cattolica:

"Il nostro caro angelo è un discorso contro la Chiesa! L'hai sentita? Il nostro caro angelo è l'ideale. Effettivamente è un testo un po' difficile, però è autentico. Guarda che è semplicissimo, te lo posso spiegare in tre parole: voglio dire che l'ideale dell'uomo è distrutto man mano che si vive, perché è chiaro che chi vive con le ali viene ferito. Allora si mettono i remi in barca e si comincia a fare il discorso del compromesso; qui c'è proprio il tentativo di difendere questo ideale, le ali bianche non servono più. L'uomo condannato da questa Chiesa, visto come un peccatore, oscura sempre di più: è un discorso contro la Chiesa fatto con mezzo milione di copie, è un discorso sociale, assolutamente.[42]"
(Mogol intervistato da Claudio Bernieri)

Ancor più del precedente, si tratta di un disco ricco di canzoni che sembrano voler commentare in modo marcato diversi aspetti della società contemporanea: dall'avversione per la pubblicità e il consumismo di Ma è un canto brasileiro al tema dell'omosessualità affrontato in Io gli ho detto no, al rifiuto delle convenzioni palesato in La collina dei ciliegi e in Le allettanti promesse. L'album riscuote un successo notevole e risulta il secondo più venduto del 1973[40].

Nello stesso anno, inoltre, Battisti compare per la prima e unica volta nella locandina di un film, per la colonna sonora del film di Ermanno Olmi La circostanza, nella quale compaiono canzoni scritte da Battisti per la Formula 3.[43]

1974-1975: il progressivo distacco dal pubblico

Alla fine del 1974, ispirato da un viaggio in Sudamerica con Mogol, Battisti pubblica "Anima latina": probabilmente il suo disco più ambizioso, complesso e sfaccettato[44], originale tentativo di fusione delle sonorità latine con alcune delle modalità espressive tipiche del progressive (brani lunghi, dall'orchestrazione e strumentazione estremamente composita e stratificata; ampio uso di sintetizzatori). È un disco che, come dirà lo stesso Battisti, è votato alla valorizzazione del ritmo, reso a tratti ossessivo nelle sezioni per fiati, cori e percussioni; i testi si fanno sempre più criptici, quasi esoterici, in controtendenza col modo di scrivere di Mogol, tradizionalmente ispirato alla quotidianità; ed il canto di Lucio è soffuso e volutamente tenuto a volume basso nel missaggio, alla pari con gli altri strumenti, tanto da essere talvolta quasi impercettibile.

Tra i brani che ottengono maggior riscontro, la stessa Anima latina, con un testo che Mogol ritenne essere il più bello da lui mai scritto[45]; Due mondi, una frenetica ballata in crescendo a metà strada tra il genere salsa e la tradizione sudamericana, in cui duetta con la brava cantante monzese Mara Cubeddu; Anonimo, una canzone che parla delicatamente dell'iniziazione di un fanciullo ai rapporti sessuali e che reca in coda una singolare citazione de I giardini di marzo; e Macchina del tempo, giustapposizione di più linee melodiche che formano il brano musicalmente più complesso dell'album, incentrato sulle estreme conseguenze dell'alienazione per sofferenza amorosa. Nonostante l'osticità della proposta (nessuna canzone è davvero rimasta nella memoria collettiva), il disco ottiene vendite eccezionali, rimanendo in classifica per 65 settimane (a tutt'oggi il record per un disco di Battisti[40]).

Segue un anno, il 1975, in cui non viene pubblicato nessun disco nuovo. Complici forse anche talune clausole degli accordi tra la Numero Uno e la RCA Italiana, la multinazionale del disco che concederà aiuto finanziario alla giovane casa discografica, imponendo certi "obblighi di produttività", la creatività di Battisti e Mogol conoscerà un evidente affievolimento.

1976-1977: l'addio al pubblico

[[File:Lucio Battisti 1980.jpg|thumb|Lucio Battisti alla fine degli anni Settanta]] Nel 1976 il nuovo album, Lucio Battisti, la batteria, il contrabbasso, eccetera, viene accolto molto calorosamente. Fortunato in termini di vendite (e in un certo senso rivincita "popolare" sull'album precedente), viene inciso ad Anzano del Parco (vicino a Como) e tra i musicisti figura l'allora giovane chitarrista Ivan Graziani, che si affermerà poi come cantautore.

La canzone trainante del disco (da cui segue anche un 45 giri) è Ancora tu. Il disco ha un successo talmente grande che viene pubblicato anche oltralpe: la canzone è incisa dallo stesso Battisti in inglese (col titolo Baby it's you) in un 45 giri poco fortunato, ma il maggior successo lo otterrà nella versione spagnola col titolo De nuevo tu. In quell'anno il duo Mogol/Battisti offre a Patty Pravo Io ti venderei, azzeccatissima per il personaggio ma soprattutto per far entrare il brano nelle grazie delle femministe, allora in rivolta per le piazze italiane. Sull'onda del successo la canzone viene incisa anche da Lucio.

Il 1976 si conclude con due notizie choc: Battisti si sposa con la sua compagna e, coincidente con questo annuncio, viene dichiarato il suo definitivo ritiro dalla scena pubblica italiana. L'ultima tournée è con i Formula Tre, al termine della quale il cantante annuncia in un'intervista: "Non parlerò mai più, perché un artista deve comunicare con il pubblico solo per mezzo del suo lavoro".

Un nuovo successo viene composto nel 1977, "Io tu noi tutti": otto brani preparati in Italia ma definiti e registrati negli studi RCA di Los Angeles. Spicca il singolo Amarsi un po' sul cui retro è inciso il pezzo più celebre dell'album, Sì, viaggiare.

In quelle stesse sessioni di registrazione nasce anche un album in lingua inglese, Images, che contiene pezzi di "Io tu noi tutti" e di album precedenti e che verrà pubblicato anche in Italia su etichetta RCA. Il pubblico oltreoceano accoglie l'album con indifferenza: la RCA statunitense si era impegnata a promuovere l'album, ma in realtà vi si dedica pochissimo. Altri verosimili motivi dell'insuccesso sono la stentata pronuncia inglese di Battisti e la difficoltà di rendere il significato dei testi di Mogol in quella lingua.

1978-1980: ultimi successi e crisi del sodalizio artistico

[[File:Copertina Battisti.jpg|thumb|left|Battisti sulla copertina della rivista Ciao 2001, dedicata all'uscita di Una giornata uggiosa]] Il 1978 segna la riscoperta della vena creativa della coppia Mogol-Battisti e allo stesso tempo l'inizio del suo inesorabile declino, che porterà due anni dopo allo scioglimento di un sodalizio artistico e anche umano che era parso inossidabile.

Viene registrato il nuovo album "Una donna per amico", stavolta in Inghilterra, con la produzione di Geoff Westley, già collaboratore dei Bee Gees, che imprimerà alle sonorità del disco una svolta definitivamente anglosassone e "internazionale". Contrariamente alle sue passate abitudini, Battisti ormai sceglie di affidarsi per la realizzazione degli arrangiamenti a produttori esterni, di cui si limita a valutare il lavoro "a cose fatte".

Una donna per amico, in un'epoca di profonda crisi per la musica italiana da cui sembravano salvarsi solo i cantautori, è il più venduto in assoluto tra i dischi firmati Mogol-Battisti (oltre un milione di copie), e ne è estratto un singolo che rimane in testa alle classifiche per quattordici settimane: l'omonima Una donna per amico sul cui retro è inciso Nessun dolore (riportata a un certo successo negli anni novanta nella versione di Giorgia). Fra gli altri notevoli brani dell'album Prendila così, Aver paura d'innamorarsi troppo e Perché no.

Gli anni ottanta si aprono con uno scenario abbastanza drammatico per la carriera del cantante: il suo indissolubile legame con il suo fidato paroliere Mogol comincia a vacillare. Battisti, che in questo periodo preferisce vivere nella sua Roma, ormai spedisce i provini delle sue canzoni a Mogol per posta, e questi con lo stesso mezzo gli consegna i testi. Gli effetti si sentono: verrà a mancare la carica "emozionale" propria dei lavori che i due realizzavano un tempo a stretto contatto di gomito, quasi costituendo, come qualche critico ha affermato, "un unico cantautore", e i testi paiono rispondere più ad esigenze metriche che ad una reale traduzione "in parole" delle impressioni ed emozioni delle melodie battistiane. I brani, pur curatissimi negli arrangiamenti, assumeranno un sapore di "costruito", e pur conquistando i gusti del pubblico più attento alle tendenze internazionali (in particolare alla disco music e al funky, generi allora imperanti), faranno storcere il naso agli appassionati del Battisti più fresco e immediato di Mi ritorni in mente e La canzone del sole.

Nel febbraio del 1980 esce Una giornata uggiosa, l'ultimo disco del cantante in collaborazione con Mogol, siglato sempre con la Numero Uno. Il disco, vendutissimo come il precedente, soffre forse della sopraffazione sulle melodie battistiane degli arrangiamenti curati dal produttore inglese Geoff Westley, secondo gusti musicali puramente d'oltremanica che concedono meno del solito a quella felice sintesi tra sonorità internazionali e "nostrane" che era sempre stato tra i punti di forza di Lucio. I testi di Mogol, in "Una giornata uggiosa", poco hanno dell'immediatezza che li aveva resi così efficaci e popolari, apparendo difficilmente comprensibili.

Il singolo omonimo, ultimo pezzo in assoluto in cui Lucio suona personalmente la chitarra folk, non raggiunge il primo posto delle classifiche[40](cosa rara per Battisti), tuttavia l'album va incontro ai favori del pubblico grazie a canzoni interessanti quali Orgoglio e dignità, Una vita viva, Il monolocale (in cui affronta il problema della casa) e soprattutto Con il nastro rosa. Quest'ultima canzone, lato B del singolo e brano di chiusura dell'album, diverrà l'ultimo grande evergreen di Lucio, con numerosissime cover e molto successo anche in discoteca nella versione dance. Il contributo al brano di Phil Palmer alla chitarra solista è in assoluto fra i migliori nella discografia italiana del decennio.

Di questo album è sicuramente da ricordare anche Amore mio di provincia perché è l'ultimo brano cantato da Battisti alla televisione svizzera TSI, in playback ripreso in camicia stile hawaiano con lo sfondo di palme esotiche. Meritano certamente un cenno i non pochi videoclip a colori di Battisti, dei quali il più noto è sicuramente quello per Sì, viaggiare, in una scenografia di una sala d'aspetto di una stazione ferroviaria. L'ultimo ritrovamento avvenne nel 2004, negli archivi della televisione tedesca: un filmato di Il mio canto libero (Unser freies Lied) nel quale Lucio si cimenta con il tedesco.

Dopo Mogol

1980: la rottura con Mogol

Dopo la registrazione di Una giornata uggiosa, Lucio Battisti scioglie il proprio sodalizio artistico con Mogol. La causa principale fu la discrepanza nata sulla ripartizione dei diritti d'autore: gli introiti infatti andavano per un quarto a Battisti e un quarto a Mogol mentre il rimanente spettava alla società editoriale, la Edizioni Acqua azzurra; all'interno di essa, però, Battisti aveva una quota del 40% mentre Mogol controllava appena il 10%. Mogol non era d'accordo con tale ripartizione (più che per questioni economiche, per questione di principio[46]) e voleva cambiare le quote azionarie della società, ma da Battisti ricevette solo il silenzio[47].

Su questi eventi sono sorte molte leggende metropolitane: si parlò di banali liti di condominio (i due abitavano nello stesso complesso residenziale, a Dosso di Coroldo) per quanto riguarda la divisione di un piccolo pezzo di terreno[48] o di un tombino[49] (in realtà, a detta di Mogol, questa questione nacque anni più tardi[47]).

Forse più di tutte le altre cause fu determinante la divergenza artistica tra i due, tra un Mogol ancorato a un universo poetico dai ben saldi punti fermi e un Battisti perennemente impegnato a innovare, a sperimentare e a superare se stesso.

Mentre Mogol inizierà una collaborazione con Riccardo Cocciante, per il quale continuerà a scrivere testi simili a quelli che scriveva per Battisti secondo il suo consueto stile alato e sognatore, Lucio continuò la sua strada con Velezia prima e con Pasquale Panella poi, soddisfacendo il suo bisogno di esplorare nuove mete, nuovi orizzonti, nuove esperienze musicali.

1981-1985: E già e le prime collaborazioni con Panella

[[File:Battisti 1982.jpg|thumb|Lucio Battisti (1982)]] Dopo essersi liberato del rapporto con Mogol, che stava diventando pesante e insostenibile, Battisti attraversò un periodo felice e spensierato durante il quale si dedicò ad hobby come il windsurf (praticato assieme all'amico Adriano Pappalardo).[50]

Nel settembre 1982 pubblica l'album E già, lavoro che lascia spiazzato il suo pubblico: si tratta infatti di un disco decisamente diverso dai precedenti, composto di melodie più brevi (solo un brano su 12 supera i quattro minuti di durata), su arrangiamenti completamente elettronici, dove gli unici strumenti sono i sintetizzatori mentre archi e chitarre sono totalmente assenti.

I testi di E già sono scritti dalla moglie di Lucio, Grazia Letizia Veronese, sotto lo pseudonimo Velezia; tuttavia, i numerosi spunti autobiografici presenti nei testi (come la passione per il Windsurf e la gioia di fare e ascoltare musica) fanno ritenere da parte della critica che autore o almeno coautore dei medesimi sia lo stesso Battisti.[50] La canzone Mistero contiene un verso da molti interpretato come un diretto riferimento a Mogol: «Io mi ero lasciato entusiasmare da quel tipo intellettuale appariscente che in fondo in fondo non valeva niente»; effettivamente la tensione tra i due perdurerà per alcuni anni, tanto che Mogol, nel 1990, affermò di non ascoltare più da anni i dischi di Battisti.[51]

Il disco, pur conquistando il primo posto in classifica[40], non ebbe il riscontro di vendita dei precedenti, complici l'assoluta mancanza di promozione (alla quale Battisti era strenuamente contrario) e caratteristiche eccessivamente "avanzate" per il mercato musicale italiano, come le sonorità elettroniche, cui molti musicisti anglosassoni peraltro facevano già ampiamente ricorso.

E già, oltre che per il suo valore musicale, viene ricordato per il messaggio che Battisti volle comunicare: era avvenuto un cambiamento radicale, e nulla sarebbe più rimasto come prima.[52]

Tra il 1982 e il 1983 collabora con Adriano Pappalardo alla realizzazione degli album Immersione e Oh! Era ora: è proprio durante la lavorazione di Oh! Era ora che conosce il paroliere romano Pasquale Panella, che aveva scritto i testi dell'album.

1986-1994: la collaborazione con Panella

[[File:Lucio Battisti - Hegel.svg|thumb|left|200px|La copertina dell'album Hegel, l'ultimo dei quattro album "bianchi"]] Nel marzo 1986 Battisti torna sul mercato discografico con l'album Don Giovanni, avvalendosi della collaborazione di Pasquale Panella. L'album contiene melodie più tradizionali, con arrangiamenti che coniugano sonorità elettroniche con quelle tradizionali;[53] i testi, apparentemente privi di senso compiuto, sono densi di giochi di parole e doppi sensi. Don Giovanni ottiene un buon successo di vendite: solo nel primo mese vende 250 000 copie[54] e risulta essere il terzo album più venduto dell'anno.[55]

A partire da quest'anno Battisti pubblicherà con regolarità un disco ogni due anni. Nel 1988 esce l'album L'apparenza. Le vendite di L'apparenza risulteranno peggiori di quelle del precedente Don Giovanni: l'album è il 17° disco più venduto dell'anno.[56]

La produzione di Lucio Battisti non muterà indirizzo nei successivi lavori: il cantautore proseguirà infatti sulla strada della costruzione di melodie assai complesse, inasprendo il carattere elettronico degli arrangiamenti (spesso molto vicini alla techno music) e continuando ad avvalersi dei surreali testi di Panella, sulla base dei quali compone le musiche. Il risultato sarà il dividersi della critica e il disorientamento del pubblico e degli "addetti ai lavori".

Nel 1990 Battisti cambia etichetta, abbandonando la "Numero Uno" fondata insieme a Mogol, a favore della CBS per la quale registra "La sposa occidentale". Questo è il primo disco dal lontano 1972 col quale non riesce a raggiungere il primo posto in classifica, a conferma del fatto che la sua difficile ricerca musicale non viene compresa dalla maggior parte del suo pubblico; tutto ciò nonostante l'album non sia privo di brani gradevoli quali I ritorni, Potrebbe essere sera e la title track La sposa occidentale. Battisti, con apparente presunzione, ma a ragion veduta, si limitava a commentare con gli amici che ogni innovazione musicale da lui introdotta nei suoi dischi veniva poi puntualmente recepita da tutta la musica italiana anni dopo.

Il 1992 è l'anno dell'album intitolato Cosa succederà alla ragazza, stavolta sotto l'etichetta della Sony/Columbia. Battisti persevera sulla strada intrapresa e in particolare in questo disco, quello di minor successo in assoluto, fa ricorso a ritmiche ed arrangiamenti dal suono piuttosto "duro", ormai totalmente orientati verso la techno music.

Nel gennaio 1994, quando il suo nuovo disco è quasi pronto, decide di non rinnovare il contratto con la Sony.[57] L'album esce il 29 settembre di quell'anno sotto l'etichetta Numero Uno. Iintitolato Hegel, risultò deludente sul piano del successo commerciale, e la critica, nonostante fosse rimasta colpita dai richiami filosofici dei testi di Panella, biasimò il ripetersi dell'eccessivo ricorso a sonorità computerizzate e il modo di cantare "freddo" di Battisti.

1994-1998: gli ultimi anni

Negli anni trascorsi dall'uscita del suo ultimo disco al fatale 1998, si parlerà con insistenza di un riavvicinamento artistico tra Lucio e Mogol, ma tali voci non troveranno mai conferma e, comunque, non si concretizzeranno.

Il 30 marzo 1998 Franco Zanetti, pubblicò sul sito www.rockol.it[58] una notizia che destò scalpore: Lucio Battisti, a causa di problemi nel trovare una casa discografica, pubblicava il suo nuovo disco (chiamato L'asola) su Internet, nel neonato sito www.luciobattisti.com. Numerosissimi giornali riportarono la notizia (come il Corriere della Sera[59], La Repubblica[60] e altre importanti testate nazionali). Il giorno successivo un altro articolo sullo stesso sito[61] dichiarava che si era trattato solo di un pesce d'aprile (spostando l'accento sul nome del disco si ottiene La sola, termine romanesco equivalente a "bufala") messo in scena dalla stessa redazione del sito; anche il sito www.luciobattisti.com era stato realizzato da Zannetti. A causa dell'enorme rilievo che i mass media diedero alla notizia, ancora nei mesi successivi alcuni giornalisti indicarono come ultimo album di Battisti L'asola.[62]

Tra il 29 e il 30 agosto 1998 si diffonde la notizia del ricovero di Battisti in una clinica milanese.[62][63] Durante gli 11 giorni di ricovero, per volere della stessa famiglia, non viene diffuso alcun bollettino medico.[64] Il 6 settembre le sue condizioni si aggravano e l'8 viene spostato nel reparto di terapia intensiva dell'ospedale San Paolo di Milano.[65] Lucio Battisti muore la mattina del 9 settembre 1998, all'età di 55 anni; il bollettino medico riporta che «il paziente, nonostante tutte le cure dei sanitari che lo hanno assistito, è deceduto per intervenute complicanze in un quadro clinico severo sin dall'esordio».[66] Ai funerali, celebratisi in forma strettamente privata a Molteno, dove è sepolto, furono ammesse appena 20 persone, tra le quali Mogol,[67] a riconferma della ricomposizione almeno umana del sodalizio. La sua tomba, molto semplice, rimane una costante meta di pellegrinaggi.

Dal 1998 a oggi: dopo la morte

Dalla scomparsa ad oggi si sono moltiplicati gli omaggi, i tributi, le manifestazioni, le pubblicazioni e le raccolte sul cantautore, spesso bloccate e contestate dalla vedova Grazia Letizia Veronese che ha deciso di continuare la politica protezionistica del marito, non senza sollevare polemiche e dibattiti tra chi considera ciò una giusta protezione contro chi specula sull'arte di un grande musicista e chi invece critica questo continuo annullare manifestazioni (come per esempio accadde nel 2006, quando la vedova presentò ricorso al comune di Molteno per una manifestazione locale).

Eredità delle opere battistiane ai giorni nostri

"Con Battisti se ne va il più grande rivoluzionario della musica leggera italiana"

La scomparsa di Lucio Battisti ha suscitato notevole cordoglio e, al tempo stesso, ridestato un vero e proprio "culto" per l'artista e per la sua musica; culto che sembra non avere mai fine e che ricorda da vicino quanto già constatato per grandi artisti stranieri quali Elvis Presley, o i Beatles dopo il loro scioglimento.

Nonostante la nota riservatezza di Battisti e dei suoi familiari, e talune perplessità destate dalla sua ultima produzione, l'artista di Poggio Bustone ha mantenuto nel tempo uno sterminato numero di fans di ogni età, che ben lungi dal diminuire è casomai aumentato con la sua morte. Sono innumerevoli, oltre alle ristampe in CD dei dischi del passato, le raccolte celebrative sia di brani originali di Battisti, sia di sue canzoni interpretate da altri artisti, ed è impossibile enumerare i programmi televisivi e i concerti che in tutta l'Italia celebrano e commemorano l'artista di Poggio Bustone dando spazio alla sua musica.

Alcune canzoni di Lucio Battisti, come Un'avventura, Acqua azzurra, acqua chiara, Fiori rosa, fiori di pesco, Emozioni, Mi ritorni in mente, Il mio canto libero, La canzone del sole, E penso a te, Io vorrei... non vorrei... ma se vuoi, I giardini di Marzo, hanno guadagnato in Italia la stessa celebrità e "solennità" dei più importanti successi internazionali della musica rock anglo-americana.

In particolare, Il mio canto libero è costante oggetto di cover da parte di svariati soggetti e per i più svariati fini, prevalentemente benefici (da ricordare l'iniziativa dei calciatori della Juventus a favore dei bambini dell'ospedale Gaslini di Genova, e l'esecuzione in occasione dei grandi eventi religiosi come le giornate dei giovani che si tenevano alla presenza dell'ex pontefice Giovanni Paolo II).

Innovazioni introdotte da Battisti

thumb|Battisti insieme al fidato amico paroliere Mogol

"Un artista non può camminare dietro il suo pubblico, un artista deve camminare davanti."
(Lucio Battisti[69])
"Io non ho concesso niente alle varie mode. Se mai le ho anticipate e sempre in una chiave mia personale."
(Lucio Battisti[27])

Oltre alla sua produzione, Lucio Battisti ha lasciato in eredità alla musica italiana un consistente numero di innovazioni tecniche e stilistiche, derivate dalla fusione della tradizione melodica italiana con le sonorità nuove della musica rock e pop internazionali. L'opera battistiana risulta essere stata particolarmente efficace nell'aver continuato a traghettare la musica "leggera" italiana verso la modernità e la molteplicità dei linguaggi musicali, offrendo in ogni fase dell'esperienza artistica un interessante sovrapporsi di tonalità e testo lirico.

Dal punto di vista stilistico, l'artista fu spesso anticipatore di generi e mode che sarebbero esplose di lì a poco: da citare l'album La batteria, il contrabbasso, eccetera (1976), di stampo disco music, e Cosa succederà alla ragazza (1992), disco molto vicino al Rap e al techno. Le sonorità innovative degli ultimi dischi di Battisti, in particolare da La sposa occidentale in poi, sono divenute, sia pure in contesti spesso più melodici e tradizionali, patrimonio comune degli arrangiamenti delle canzoni di moltissimi artisti italiani. Inoltre Battisti fu uno dei primi cantanti in Italia a riuscire ad affermarsi pur non avendo una voce tecnicamente perfetta.

Battisti, apprezzato anche come tecnico in sala di registrazione, fu tra i primi in Italia a utilizzare la tecnica di capovolgere i nastri nelle registrazioni, già a partire dal brano Era del 1967.[70]

Artisti che stimano Lucio Battisti

Molti cantautori, italiani e non, tra i più celebri e discograficamente fortunati hanno apertamente ammesso che Lucio Battisti è stato per loro un esempio e una fonte di ispirazione. Tra i molti:

Discografia

Album

  1. 1969 Lucio Battisti (Ricordi, SMRL 6063)
  2. 1970 Emozioni (Ricordi, SMRL 6079)
  3. 1971 Amore e non amore (Ricordi, SMRL 6074)
  4. 1971 Lucio Battisti vol. 4 (Ricordi, SMRL 6091)
  5. 1972 Umanamente uomo: il sogno (Numero Uno, ZSLN 55060)
  6. 1972 Il mio canto libero (Numero Uno, DZSLN 55156)
  7. 1973 Il nostro caro angelo (Numero Uno, DZSLN 55660)
  8. 1974 Anima latina (Numero Uno, DZSLN 55675)
  9. 1976 La batteria, il contrabbasso, eccetera (Numero Uno, ZSLN 55685)
  10. 1977 Io tu noi tutti (Numero Uno, ZPLN 34006)
  11. 1977 Images (RCA, PL 11839)
  12. 1978 Una donna per amico (Numero Uno, ZPLN 34036)
  13. 1980 Una giornata uggiosa (Numero Uno, ZPLN 34084)
  14. 1982 E già (Numero Uno, ZPLN 34182)
  15. 1986 Don Giovanni (Numero Uno, PL 70991)
  16. 1988 L'apparenza (Numero Uno, PL 71850)
  17. 1990 La sposa occidentale (CBS, 466727 1)
  18. 1992 Cosa succederà alla ragazza (Sony / Columbia, 472328 1)
  19. 1994 Hegel (Numero Uno, 74321 22916 2)

Singoli

  1. 1966 Per una lira/Dolce di giorno (Ricordi, SRL 10430)
  2. 1967 Luisa Rossi/Era (Ricordi, SRL 10460)
  3. 1968 Prigioniero del mondo/Balla Linda (Ricordi, SRL 10495)
  4. 1968 La mia canzone per Maria/Io vivrò (senza te) (Ricordi, SRL 10513)
  5. 1969 Un'avventura/Non è Francesca (Ricordi, SRL 10529)
  6. 1969 Acqua azzurra, acqua chiara/Dieci ragazze (Ricordi, SRL 10538)
  7. 1969 Mi ritorni in mente/7 e 40 (Ricordi, SRL 10567)
  8. 1970 Fiori rosa fiori di pesco/Il tempo di morire (Ricordi, SRL 10593)
  9. 1970 Anna/Emozioni (Ricordi, SRL 10614)
  10. 1971 Pensieri e parole/Insieme a te sto bene (Ricordi, SRL 10622)
  11. 1971 Dio mio no/Era (Ricordi, SRL 10637)
  12. 1971 Le tre verità/Supermarket (Ricordi, SRL 10657)
  13. 1971 La canzone del sole/Anche per te (Numero Uno, ZN 50132)
  14. 1972 Elena no/Una (Ricordi, SRL 10666)
  15. 1972 I giardini di Marzo/Comunque bella (Numero Uno, ZN 50144)
  16. 1972 Il mio canto libero/Confusione (Numero Uno, ZN 50267)
  17. 1973 La collina dei ciliegi/Il nostro caro angelo (Numero Uno, ZN 50316)
  18. 1976 Ancora tu/Dove arriva quel cespuglio (Numero Uno, ZN 50345)
  19. 1977 Amarsi un po'/Sì, viaggiare (Numero Uno, ZBN 7004)
  20. 1978 Una donna per amico/Nessun dolore (Numero Uno, ZBN 7110)
  21. 1980 Una giornata uggiosa/Con il nastro rosa (Numero Uno, ZBN 7178)
  22. 1982 E già/Straniero (Numero Uno, ZBN 7287)

Brani affidati ad altri

Durante i primi anni della sua carriera Battisti non interpretava le proprie canzoni ma le affidava ad altri cantanti o gruppi. Dopo il suo debutto come interprete, continuò sporadicamente a scrivere per altri interpreti fino al 1976.

Gli inediti

A partire dalla seconda metà degli anni Novanta sono stati rinvenuti e quindi divulgati al pubblico, sia attraverso la radio e la televisione sia (in modo non sempre regolare) attraverso la distribuzione peer2peer (Napster, WinMX, eMule, ecc.), numerosi brani inediti o versioni alternative che l'artista di Poggio Bustone aveva accumulato durante la sua carriera scartandoli, modificandoli o riscrivendone ora il testo, ora l'arrangiamento.

Si possono dividere i brani inediti in quattro gruppi:

  • Brani scritti con Roberto Matano tra il 1964 e il 1966, alcuni dei quali furono ripresi e riadattati in seguito con Mogol, di cui rimane la registrazione su nastro magnetico di Battisti;
  • Canzoni scritte originariamente per altri cantanti a cui Battisti ha lasciato la registrazione di una sua versione da usare come linea guida;
  • Prove di registrazione e versioni alternative di brani pubblicati;
  • Brani del tutto inediti, che non furono pubblicati in alcun modo e di cui non esiste alcuna versione edita.

Il postumo

A partire dal 1998 si iniziarono a diffondere delle voci sulla presunta esistenza di un ultimo album a cui Battisti stava lavorando prima della sua scomparsa e che la moglie, Grazia Letizia Veronese, avrebbe preferito lasciare inedito dopo la morte del marito.

Ad alimentare i rumor, a dicembre di quell'anno ci fu anche l'uscita di LB - Lucio Battisti, un cofanetto a tiratura limitata che contiene i 19 album della discografia ufficiale, 2 singoli e un misterioso spazio vuoto che molti hanno interpretato come l'alloggiamento per il fantomatico postumo[97]. I mass media diedero per scontata l'imminente pubblicazione del disco per Natale[98][99][100]; invece ad oggi (giugno 2009) non si hanno ancora notizie certe sul disco, tanto che molti pensano che non sia mai esistito.

Battisti e la politica

A differenza di quanto è accaduto negli anni sessanta e settanta per la gran parte dei cantautori italiani, nelle canzoni di Lucio Battisti non c'è stato alcun impegno politico e Battisti stesso ha dichiarato più volte di non avere interesse nella politica[101]. Battisti fu anzi all'epoca spesso criticato per la scelta di parlare solamente di sentimenti, o delle piccole cose del quotidiano, ritenuta espressione di un approccio "piccolo-borghese". Addirittura, non mancò chi lo indicava apertamente come fascista, in contrapposizione al gran numero di cantautori emergenti dell'epoca vicini alla sinistra o a movimenti anarchici. Tutto questo non senza dare corpo a voci, mai provate, secondo cui Battisti avrebbe anche finanziato organizzazioni di estrema destra.

Pierangelo Bertoli dichiarò come "negli anni settanta si sapeva che Battisti stava a destra e che era vicino al MSI. Non c'era bisogno di prove, lo si sapeva e basta".[102]

La tesi fu alimentata anche dalle discutibili interpretazioni di alcuni versi dei suoi più celebri pezzi: il celebre "o mare nero, mare nero" in La canzone del sole, o il "planando sopra boschi di braccia tese" da La collina dei ciliegi, secondo alcuni avrebbero un significato strettamente politico, chiaramente da riferirsi al mondo fascista; persino la canzone Il mio canto libero fu ritenuta a suo tempo una metafora dell'innalzarsi dell'ideologia di destra. Altre canzoni, come La luce dell'est, furono accusate di essere apertamente anticomuniste e antisovietiche.

In ogni caso Battisti si disinteressò sempre della politica attiva. Il solo ideale che egli sosteneva con costanza, come del resto Mogol, pareva essere appunto quello ecologico, in curiosa sinergia peraltro con Adriano Celentano, precursore assoluto della "canzone ecologica". Mogol non mancò più volte di dichiarare come lui e Battisti fossero stati etichettati come fascisti con il preciso scopo di renderli antipatici ad una grossa fetta del pubblico giovane, all'epoca particolarmente politicizzato.[103] I due furono poi accusati di maschilismo per alcune canzoni, fra cui Innocenti evasioni, Il tempo di morire, Dio mio no, Comunque bella, e La canzone della terra, che secondo il movimento femminista proponevano un ideale di donna datato e tradizionalista.

Con il passare degli anni, mutò gradualmente a sinistra la considerazione verso l'opera battistiana da parte dei media, tanto che i dischi pubblicati da Battisti nel periodo del sodalizio con Panella ebbero un'accoglienza entusiastica da parte di Michele Serra in veste di critico per il quotidiano l'Unità. Il risultato fu che in occasione della morte del cantante nel 1998, nei commenti e nelle interviste pubblicate dai mass media italiani Battisti fu avvicinato un po' a tutte le parti politiche, a dimostrazione di quanto controversa fosse ancora la questione.

Mogol dal canto suo ha sempre smentito e ha messo la parola fine alla leggenda metropolitana del Battisti fascista in un'intervista al Corriere della Sera del 28 giugno 2005: secondo il paroliere l'origine dell'equivoco ebbe luogo durante un concerto, quando il braccio levato di Battisti per incitare il pubblico a cantare fu scambiato per un saluto romano. Secondo quanto riferisce Mogol, a Battisti non interessava la politica e non andava neanche a votare alle elezioni.[104]

L'unica occasione in cui l'opera musicale di Battisti poté essere messa in relazione con l'impegno politico fu nel corso del programma Tutti insieme[105], ideato da Mogol e realizzato dalla struttura tecnica della RAI che lo trasmise il 23 settembre 1971, sul secondo canale in prima serata. Durante la fase iniziale dello spettacolo, Battisti uscì dalle quinte raggiungendo il centro della scena e iniziò ad intonare Let the sunshine in, accompagnandosi con la sola chitarra. Mano a mano, venne raggiunto da un nutrito gruppo di cantanti e musicisti, tra i quali Mario Totaro, Sergio Panno, Pietro Montalbetti, Erminio Salvaderi e Giancarlo Sbriziolo dei Dik Dik, Franz Di Cioccio, Mauro Pagani, Giorgio Piazza, Flavio Premoli e Franco Mussida della Premiata Forneria Marconi, Tony Cicco, Gabriele Lorenzi e Alberto Radius della Formula Tre, Ciro Dammicco, Damiano Dattoli, Babelle Douglas, Mario Lavezzi e Barbara Michelin dei Flora, Fauna & Cemento, John Kongos, Mia Martini, Edoardo Bennato, Lally Stott e Bruno Lauzi[106]. La valenza indubbiamente politica del brano, assurto a simbolo mondiale di opposizione all'intervento militare statunitense in Vietnam, suscitò un subitaneo clamore cui, tuttavia, non fece seguito alcuna dichiarazione di Battisti o di Mogol[107].

Note

  1. "Lucio Battisti, 55, Italian Pop Performer", New York Times. URL consultato il 23-02-2009. (in en)
  2. Ramón F. Reboiras. "Lucio Battisti, cantante italiano", El País. URL consultato il 23-02-2009. (in es)
  3. Pino Casamassima, Lucio Battisti. Il mio canto libero, pagina 23
  4. Pino Casamassima, Lucio Battisti - Il mio canto libero, pagina 23
  5. Leo Turrini, Battisti - La vita, le canzoni, il mistero, pagina 5
  6. Biografia di Lucio Battisti, 1943-1964 in www.luciobattisti.net. 12-04-2001. URL consultato il 23-02-2009 .
  7. 7,0 7,1 7,2 7,3 7,4 Paolo Cucco. "L'autobiografia di Lucio Battisti", Sogno. URL consultato il 16-05-2009.
  8. Gianfranco Salvatore, L'arcobaleno - storia vera di Lucio Battisti vissuta da Mogol e dagli altri che c'erano, pagine 47-48
  9. Gianfranco Salvatore, L'arcobaleno - storia vera di Lucio Battisti vissuta da Mogol e dagli altri che c'erano, pagine 58 - 60
  10. Gianfranco Salvatore, L'arcobaleno - storia vera di Lucio Battisti vissuta da Mogol e dagli altri che c'erano, pagina 101
  11. Luciano Ceri, Lucio Battisti - Pensieri e parole, edizioni Tarab, Firenze, pag. 51
  12. Rai Due, Speciale per Lucio
  13. Sanremo 1969 - 19a edizione in www.musicaitaliana.com. URL consultato il 19-06-2009 .
  14. Francesco Mirenzi. Battisti talk. Castelvecchi editore.pagina 38.
  15. Alfonso Madeo. "Sanremo", Corriere della Sera.
  16. Natalia Aspesi. "Sanremo", Il Giorno.
  17. Paolo Panelli. "Sanremo", Il Messaggero.
  18. 18,0 18,1 18,2 Singoli Ricordi (1966-1972) in www.luciobattisti.info. URL consultato il 19-06-2009 .
  19. Giuliana Bonomo. "La mia non è una voce, è una "non voce"", Giovani.
  20. 20,0 20,1 20,2 Giuliana Bonomo. "Vi presento Grazia Letizia Veronese", Giovani.
  21. Francesco Mirenzi. Battisti talk. Castelvecchi editore, 1998. Pagina 55.
  22. Vincitori del Festivalbar 1969 in www.festivalbar.it. URL consultato il 19-06-2009 .
  23. Francesco Mirenzi. Battisti talk. Castelvecchi editore, 1998. Pagina 62.
  24. Singoli più venduti del 1969 in www.hitparadeitalia.it. URL consultato il 19-06-2009 .
  25. Luciano Ceri. Lucio Battisti - Pensieri e parole. Firenzepagine=Pagina 81., Tarab editore.
  26. S. G. Biamonte. "Patty Pravo: Il paradiso", Radiocorriere TV.
  27. 27,0 27,1 "Ha vinto il cantante antifestival", TV Sorrisi e Canzoni.
  28. Luigi Reggi. "Mogol", Oggi.
  29. Classifica degli album più venduti del 1971 in www.hitparadeitalia.it. URL consultato il 04-03-2009 .
  30. Classifica degli album più venduti del 1972 in www.hitparadeitalia.it. URL consultato il 04-03-2009 .
  31. 31,0 31,1 Classifica degli album più venduti del 1973 in www.hitparadeitalia.it. URL consultato il 04-03-2009 .
  32. Classifica degli album più venduti del 1975 in www.hitparadeitalia.it. URL consultato il 04-03-2009 .
  33. Classifica degli album più venduti del 1976 in www.hitparadeitalia.it. URL consultato il 04-03-2009 .
  34. Classifica degli album più venduti del 1977 in www.hitparadeitalia.it. URL consultato il 04-03-2009 .
  35. Classifica degli album più venduti del 1978 in www.hitparadeitalia.it. URL consultato il 04-03-2009 .
  36. Classifica degli album più venduti del 1980 in www.hitparadeitalia.it. URL consultato il 04-03-2009 .
  37. Dubbi nati dopo il ritrovamento dei due provini delle canzoni eseguiti da Battisti
  38. Vincitori del Festivalbar 1970 in www.festivalbar.it. URL consultato il 19-06-2009 .
  39. Episodio citato da Edmondo Berselli nella puntata di Matrix del 5 settembre 2008.
  40. 40,0 40,1 40,2 40,3 40,4 Sono stati consultati il volume di Dario Salvatori, Storia dell'hit parade, edizioni Gremese, 1989, e le classifiche pubblicate negli anni in questione dai settimanali Ciao 2001 e TV Sorrisi e Canzoni e dal mensile Musica e dischi
  41. Gianfranco Salvatore, Mogol-Battisti, l'alchimia del verso cantato, Castelvecchi, 1998, pag. 288 e segg.
  42. Intervista di Claudio Bernieri a Mogol, in Claudio Bernieri - Non sparate sul cantautore, 1978, edizioni Mazzotta, Milano
  43. Amodio, Gnocchi, Ronconi, Innocenti evasioni. Lucio Battisti: una bio-discografia commentata, pagina 159
  44. Gianfranco Salvatore, Mogol-Battisti, l'alchimia del verso cantato, Castelvecchi, 1998, pag. 304 e segg.
  45. Affermazione fatta da Mogol in più occasioni, e citata in moltissimi volumi tra i quali ricordiamo Renzo Stefanel, Ma c'è qualcosa che non scordo. Lucio Battisti gli anni con Mogol, edizioni Arcana, pag. 153
  46. Target: Ci ritorni in mente, Canale 5, ?-?-1994.
  47. 47,0 47,1 Gianfranco Salvatore. L'arcobaleno. Storia vera di Lucio Battisti vissuta da Mogol e dagli altri che c'erano . Giunti editore.pagina 224
  48. Mario Luzzatto Fegiz. "Artista enigmatico e imbattibile, litigò con Mogol per la percentuale sulle canzoni", Corriere della Sera. URL consultato il 06-06-2009.
  49. Mario Luzzatto Fegiz. "Un ermetico autodidatta", Corriere della Sera. URL consultato il 06-06-2009.
  50. 50,0 50,1 Gianfranco Salvatore. L'arcobaleno. Storia vera di Lucio Battisti vissuta da Mogol e dagli altri che c'erano . Giunti editore, 2000. pagina 226
  51. Tullio Lauro e Leo Turrini, Emozioni - Lucio Battisti vita mito note, 1995, edizioni Zelig Milano, pag. 120
  52. Si veda il testo del brano di apertura di E già, Scrivi il tuo nome: «Scrivi il tuo nome su qualcosa che vale [...] per dimostrare che si può cambiare sposta il confine di ciò che è normale [...] il momento migliore per cominciare un'altra vita, un'altro stile».
  53. Ernesto Assante. ""Don Giovanni" e un mistero chiamato Lucio Battisti", la Repubblica. URL consultato il 14-06-2009.
  54. Gianfranco Salvatore. L'arcobaleno. Storia vera di Lucio Battisti vissuta da Mogol e dagli altri che c'erano. Firenze, Giunti Editore, 2000. pagina 228.
  55. Album più venduti del 1986 in www.hitparadeitalia.it. URL consultato il 14-06-2009 .
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  82. Tullio Lauro e Leo Turrini, Emozioni - Lucio Battisti vita mito note, 1995, edizioni Zelig Milano, pag. 135
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Bibliografia

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  • Anna Maria Chiarello. Lucio Battisti - Emozioni ischitane. Valentino Editore, dicembre 2008. ISBN 88-87642-26-5
  • Renzo Stefanel. Anima latina. No Reply editore, marzo 2009. ISBN 88-89-15-5396
  • Lisa Tibaldi. La canzone del sole. Una storia di trecce bionde, occhi azzurri e innocenza perduta. Zona editore, 2009. ISBN 978 88 6438 003 2

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Collegamenti esterni

Discografia di Lucio Battisti (1969 - 1994)
Album di studio: Lucio Battisti (1969) · Emozioni (1970) · Amore e non amore (1971) · Lucio Battisti Vol. 4 (1971) · Umanamente uomo: il sogno (1972) · Il mio canto libero (1973) · Il nostro caro angelo (1973) · Anima latina (1974) · Lucio Battisti, la batteria, il contrabbasso, eccetera (1976) · Io tu noi tutti (1977) · Images (1977) · Una donna per amico (1978) · Una giornata uggiosa (1980) · E già (1982) · Don Giovanni (1986) · L'apparenza (1988) · La sposa occidentale (1990) · Cosa succederà alla ragazza (1992) · Hegel (1994)
Vedi anche: Singoli di Lucio Battisti
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