Yul Brynner

Yul Brynner

nato il 11.7.1920 a Wladiwostok, Primorsky Krai, Russia

morto il 10.10.1985 a New York City, NY, Stati Uniti d'America

Yul Brynner

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Yul Brynner nel film I dieci comandamenti (1956)

Julij Borisovi Bryner (Vladivostok, 11 luglio 1920  New York, 10 ottobre 1985) era un attore statunitense di origine russa.

È entrato nella storia del cinema per aver interpretato ruoli leggendari come quello del re del Siam in Il re ed io (1956), rivisitazione cinematografica dell'omonima operetta di Rodgers e Hammerstein, che gli valse l'Oscar come miglior attore protagonista, e quello del faraone Ramesse II nel pluripremiato I dieci comandamenti (1956) di Cecil B. DeMille.

Le origini controverse e gli inizi

Figlio di genitori russi, Boris Brynner e Marusja Blagovidova, Brynner sostenne con la stampa statunitense di essere nato nel 1915 sull'isola russa di Sakhalin col nome di Tadje Khan, da un padre con origini in parte mongole e in parte svizzere. Ma esistono versioni differenti sia sulla data sia sul luogo di nascita.

In una sua biografia pubblicata nel 2006, Empire and Odyssey: The Brynners in Far East Russia and Beyond, il figlio Yul Brynner II ("Rock" Brynner) smentisce questi dati, ma alcuni ritengono che la versione di Yul Brynner non sia da scartare. Il dato più generalmente accettato è comunque che il padre fosse un russo di famiglia ebraica e la madre figlia di un padre russo-ebraico e di una madre russo-rom.

Nel 1927, dopo la separazione dal marito, la madre di Brynner si trasferì prima a Harbin (Cina), dove Yul frequentò una scuola della YMCA, poi nel 1933 a Parigi. Qui Brynner esercitò vari mestieri, tra cui il chitarrista nei locali notturni parigini e anche il trapezista nel "Cirque d'Hiver".

Nel 1940 Brynner si trasferì negli Stati Uniti, stabilendosi a New York, dove studiò teatro con la compagnia di Michael Chechov. Durante la seconda guerra mondiale lavorò come interprete in francese per l'esercito americano nelle trasmissioni destinate alla Resistenza francese.

Nel 1946 iniziò a lavorare a Broadway come attore teatrale, poi nel 1949 debuttò come attore cinematografico nel film Il porto di New York, per la regia di László Benedek.

Carriera cinematografica

Brynner raggiunse la celebrità nel 1956, quando interpretò con successo il re del Siam nel musical teatrale "Il re ed io". Lo spettacolo arrivò fino a Broadway e valse a Brynner il Tony Award (uno dei più importanti riconoscimenti in ambito teatrale) come miglior attore. Sull'onda del successo teatrale, i produttori cinematografici Charles Brackett e Darryl Zanuck ne acquisirono i diritti per trarne un film, affidando la regia a Walter Lang e i ruoli dei due protagonisti ancora una volta a Brynner e a Deborah Kerr. Il film riscosse un discreto successo e va ricordato per aver lanciato Brynner anche sul grande schermo procurandogli, come già detto, l'Oscar per la migliore interpretazione maschile.

Sempre nel 1956, Brynner affrontò un altro ruolo fondamentale per la sua carriera, quello del crudele faraone Ramesse II nel kolossal I dieci comandamenti, nel quale recitò al fianco di un altrettanto straordinario Charlton Heston, nel ruolo di Mosè. Brynner offrì un'altra memorabile interpretazione, confermandosi come una delle realtà emergenti più interessanti nel panorama cinematografico di fine anni cinquanta.

Il 1956 continuò a essere un anno magico per Brynner, che fu infatti l'interprete di un'altra prestigiosa pellicola, Anastasia, nella quale recitò con grande successo al fianco di Ingrid Bergman.

Dal 1956 Brynner lavorò con continuità fino al 1960, anno in cui la sua carriera toccò l'apice, con l'interpretazione del personaggio che rimane forse più concretamente inciso nell'immaginario collettivo: il pistolero Chris Adams nel film I magnifici sette, indimenticabile western (remake de I sette samurai di Akira Kurosawa) diretto da John Sturges, con un cast eccezionale, che annoverò - oltre allo stesso Brynner - Steve McQueen, Charles Bronson, James Coburn, Eli Wallach ed un giovane Horst Buchholz, con una colonna sonora destinata a entrare nella storia del cinema.

Il film ottenne un successo enorme ai botteghini di tutto il mondo, grazie a una notevole raffinatezza stilistica e di racconto, e soprattutto grazie alla caratterizzazione di alcuni personaggi su cui ruota la vicenda, primo fra tutti il protagonista, Chris Adams, che chiude il film con una frase passata alla storia: "Noi non abbiamo vinto, i contadini hanno vinto, noi perdiamo sempre". Com'era facile immaginare, questa pellicola ebbe un sequel nel film Il ritorno dei magnifici sette (1966), diretto da Burt Kennedy, in cui Brynner interpretò nuovamente il ruolo di Chris Adams.

Il film incontrò una fase di pre-produzione piuttosto tempestosa: pare infatti che Brynner pose come condizione fondamentale alla sua partecipazione il fatto che non dovesse apparirvi Steve McQueen, col quale aveva avuto probabilmente dei dissapori; tuttavia lo stesso McQueen mostrò scarso interesse per il progetto, ragion per cui il problema non si pose. Il film ebbe un discreto successo al botteghino, tanto da stimolare la produzione di due sequel: Le pistole dei magnifici sette (1969) e I magnifici sette cavalcano ancora (1972), a cui tuttavia Brynner non partecipò.

Nel corso degli anni sessanta Brynner offrì interpretazioni di ruoli meno "leggendari", ma comunque in film di grande successo, come I morituri (1965), nel quale recitò al fianco di Marlon Brando, e La pazza di Chaillot (1969), con Katherine Hepburn.

Negli anni settanta la carriera di Brynner sembrava avviata al declino, tuttavia nel 1973 partecipò al fantascientifico Il mondo dei robot, nel quale interpretò un pistolero-automa, ironica rivisitazione del personaggio di Chris Adams de I magnifici sette; in questa pellicola Brynner, visibilmente invecchiato, non ebbe occasione di mostrare il potenziale che lo aveva reso famoso, essendo prigioniero di un ruolo inusuale per le sue doti, quello di un personaggio goffo e quasi sgraziato. Il film ebbe tuttavia un ottimo riscontro di pubblico e la carriera di Brynner riprese temporaneamente slancio. Il mondo dei robot si impresse fortemente nella cultura popolare americana, arrivando ad avere un sequel nel film Futureworld - 2000 anni nel futuro.

Il look leggendario

Attore versatile e carismatico, Brynner interpretò i più svariati personaggi, ma l'incarnazione che gli restò cucita addosso fu quella del duro, che tante volte portò con successo sullo schermo. Con i suoi lineamenti esotici (dovuti all'origine asiatica) e il suo sguardo intenso, Brynner fece del suo leggendario capo rasato un marchio di fabbrica.

Costretto a radersi completamente i capelli per interpretare il personaggio del re del Siam, riscosse un tale successo con questo look che non lo abbandonò più fino alla morte, eccezion fatta per alcuni film come Salomone e la regina di Saba (1959) e Taras il magnifico (1962). In quest'ultima pellicola, interpretò un capo cosacco (personaggio che, per tradizione, portava i capelli rasati con l'eccezione di una lunga coda sulla cima del capo) il quale, durante la perdita dell'indipendenza, si fa crescere i capelli per poi raderli di nuovo alla vigilia della battaglia finale.

Vita privata

Yul Brynner si sposò quattro volte.

  • Il 6 settembre 1944 sposò l'attrice Virginia Gilmore, da cui ebbe un solo figlio, Yul Brynner II (nato il 23 dicembre 1946), soprannominato "Rock" da suo padre in onore del pugile Rocky Graziano (vincitore del titolo mondiale dei pesi medi nel 1947). Rock, diventato nel frattempo uno scrittore di discreto successo, nel 2006 ha scritto un libro sul padre e sulla storia della sua famiglia, intitolato Empire and Odyssey: The Brynners in Far East Russia and Beyond. Brynner e la Gilmore divorziarono nel 1960.
  • Il 31 marzo 1960, durante le riprese de I magnifici sette, Brynner sposò la modella Doris Kleiner. La loro unica figlia, Victoria Brynner (nata nel novembre 1962), ebbe come madrina la leggendaria Audrey Hepburn. La coppia divorziò nel 1967.
  • Il 24 settembre 1971 Brynner si risposò con Jacqueline de Croisset, vedova del pubblicitario Philippe de Croisset. La coppia adottò due bambini vietnamiti, Mia (1974) e Melody (1975), e divorziò nel 1981.
  • Il 4 aprile 1983 Brynner si sposò con la malese Kathy Lee, che fu ballerina nello spettacolo Il re ed io.

A Brynner furono inoltre attribuite due relazioni durante gli anni cinquanta, rispettivamente con Marlene Dietrich e Judy Garland.

Noto per essere un forte fumatore, nel 1985 Yul Brynner si ammalò gravemente di cancro, probabilmente a causa dell'eccessiva quantità di sigarette consumate quotidianamente. Venne ricoverato ma, nonostante fosse sottoposto alle più moderne cure, il tumore non regredì in alcun modo. Informato dell'irreversibilità della situazione, Brynner decise di farsi riprendere, già in fin di vita, mentre lanciava un monito contro il fumo, attribuendo all'abuso di sigarette la sua imminente e prematura scomparsa e invitando i giovani a non rovinarsi la vita con il fumo come era accaduto a lui. Chiese altresì che il filmato fosse diffuso soltanto dopo la sua morte.

Yul Brynner, leggenda del cinema mondiale, morì a 65 anni la notte del 10 ottobre 1985, lo stesso giorno in cui morì Orson Welles, altro grandissimo della storia del cinema, suo compagno in La battaglia della Neretva. È sepolto nel cimitero della località francese di Saint-Michel-de-Bois-Aubry, non lontano da Luzé, tra Tours e Poitiers.

Yul Brynner occupa il posto n. 6162 della Hollywood Walk of Fame di Los Angeles. La sua casa natale di Vladivostok è stata trasformata in un museo.

Filmografia

Cinema

  • Il porto di New York (Port of New York), regia di Laszlo Benedek (1949)
  • Il re ed io (The King and I), regia di Walter Lang (1956)
  • I dieci comandamenti (The Ten Commandments), regia di Cecil B. DeMille (1956)
  • Anastasia, regia di Anatole Litvak (1956)
  • Karamazov (The Brothers Karamazov), regia di Richard Brooks (1958)
  • I bucanieri (The Buccaneer), regia di Anthony Quinn (1958)
  • Il viaggio (The Journey), regia di Anatole Litvak (1959)
  • L'urlo e la furia (The Sound and the Fury), regia di Martin Ritt (1959)
  • Salomone e la regina di Saba (Solomon and Sheba), regia di King Vidor (1959)
  • Ancora una volta con sentimento (Once More, with Feeling!), regia di Stanley Donen (1960)
  • Il testamento di Orfeo (Le testament d'Orphée, ou ne me demandez pas pourquoi!), regia di Jean Cocteau (1960)
  • Pacco a sorpresa (Surprise Package), regia di Stanley Donen (1960)
  • I magnifici sette (The Magnificent Seven), regia di John Sturges (1960)
  • Le piace Brahms? (Goodbye Again), regia di Anatole Litvak (1961) (non accreditato)
  • Fuga da Zahrain (Escape from Zahrain), regia di Ronald Neame (1962)
  • Taras il magnifico (Taras Bulba), regia di J. Lee Thompson (1962)
  • I re del sole (Kings of the Sun), regia di J. Lee Thompson (1963)
  • I tre di Ashiya (Flight from Ashiya), regia di Michael Anderson (1964)
  • Invito a una sparatoria (Invitation to a Gunfighter), regia di Richard Wilson (1964)
  • I morituri (Morituri), regia di Bernhard Wicki (1965)
  • Combattenti della notte (Cast a Giant Shadow), regia di Melville Shavelson (1966)
  • Il papavero è anche un fiore (Poppies Are Also Flowers), regia di Terence Young (1966)
  • Il ritorno dei magnifici sette (Return of the Seven), regia di Burt Kennedy (1966)
  • Agli ordini del Führer e al servizio di Sua Maestà (Triple Cross), regia di Terence Young (1966)
  • Doppio bersaglio (The Double Man), regia di Franklin J. Schaffner (1967)
  • Il lungo duello (The Long Duel), regia di Ken Annakin (1967)
  • Viva! Viva Villa! (Villa Rides), regia di Buzz Kulik (1968)
  • Quel maledetto ispettore Novak (The File of the Golden Goose), regia di Sam Wanamaker (1969)
  • La battaglia della Neretva (Bitka na Neretvi), regia di Veljko Bulajic (1969)
  • La pazza di Chaillot (The Madwoman of Chaillot), regia di Bryan Forbes e John Huston (1969)
  • The Magic Christian, regia di Joseph McGrath (1969) (non accreditato)
  • Indio Black, sai che ti dico: Sei un gran figlio di..., regia di Gianfranco Parolini (1970)
  • Il faro in capo al mondo (The Light at the Edge of the World), regia di Kevin Billington (1971)
  • Il romanzo di un ladro di cavalli (Romansa konjokradice), regia di Abraham Polonsky (1971)
  • Catlow, regia di Sam Wanamaker (1971)
  • ... E tutto in biglietti di piccolo taglio (Fuzz), regia di Richard A. Colla (1972)
  • Il serpente (Le serpent), regia di Henri Verneuil (1973)
  • Il mondo dei robot (Westworld), regia di Michael Crichton (1973)
  • Gli avventurieri del pianeta Terra (The Ultimate Warrior), regia di Robert Clouse (1975)
  • Futureworld - 2000 anni nel futuro (Futureworld), regia di Richard T. Heffron (1976)
  • Con la rabbia agli occhi, regia di Antonio Margheriti (1976)
  • Rosanne Six, regia di Frank Tolin (1976)
  • Lost to the Revolution, regia di Tim Forbes (1980) - cortometraggio, voce
  • The Love American, regia di Timothy Kolin (1982) - documentario

Televisione

  • Royal Playhouse (Fireside Theatre) serie TV, episodio 1x01 (1949)
  • Studio One serie TV, episodi 1x15-2x23 (1949-1950)
  • Omnibus serie TV, episodio 1x16 (1953)
  • Anna e io (Anna and the King) serie TV, 13 episodi (1972)

Doppiatori italiani

  • Giuseppe Rinaldi in Salomone e la regina di Saba, I magnifici sette, Il ritorno dei magnifici sette, Taras il magnifico, Con la rabbia agli occhi
  • Emilio Cigoli in Il viaggio, Il lungo duello, Karamazov
  • Nando Gazzolo in I dieci comandamenti, I bucanieri
  • Stefano Sibaldi in Il re ed io, Anastasia
  • Sergio Rossi in Indio Black, sai che ti dico? Sei un gran figlio di ..., Catlow
  • Glauco Onorato in Il serpente
  • Pino Locchi in: Invito a una sparatoria
  • Luigi Vannucchi in : Il romanzo di un ladro di cavalli

Bibliografia

  • Michelangelo Capua, Yul Brynner, McFarland & Co., Jefferson N.C., 2006.

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