Friedrich II.

Friedrich II.

nato il 24.1.1712 a Berlin, Berlin, Germania

morto il 17.8.1786 a Potsdam, Brandenburg, Germania

Federico II di Prussia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
"Più si invecchia e più ci si convince che Sua Sacra Maestà il Caso fa i tre quarti del lavoro in questo miserabile universo."
(Federico II di Prussia, Lettera a Voltaire del 26 dicembre 1773)

Federico II di Hohenzollern (Berlino, 24 gennaio 1712  Potsdam, 17 agosto 1786) è stato un [[{{{Attività}}}|{{{Attività}}}]] [[{{{Nazionalità}}}|{{{Nazionalità}}}]]. Era figlio del re di Prussia Federico Guglielmo I (1688-1740) e di Sofia Dorotea di Hannover (1687-1757). Egli fu uno dei personaggi più influenti e rappresentativi del suo tempo, rappresentando la tipica figura settecentesca del monarca illuminato. La sua azione riguardò sia il piano politico e militare, sia quello dell'economia e dell'amministrazione statale, sia lo sviluppo delle scienze e delle arti. Seppe far crescere il proprio regno da piccolo stato a potenza europea.

Anni giovanili

Il padre, Federico Guglielmo I di Hohenzollern, immaginava il figlio pieno di entusiasmo per la vita militare, desideroso di servire la patria come il più umile dei sudditi. Ma il figlio aveva ben altre aspirazioni. Egli infatti era intelligente e colto, amante delle letture ed egli stesso scrittore. Fra padre e figlio nacque una certa ostilità e il padre vietò al giovane di leggere i libri e di suonare il flauto, una delle sue grandi passioni. Federico odiava il padre e scriveva sempre lettere alla sorella prediletta, Guglielmina.[1] Federico fu educato secondo una dura disciplina militare e alla fine, ormai esasperato, decise di fuggire. Ma fu scoperto e punito duramente dal padre, che istituì un processo e minacciò addirittura di farlo giustiziare. Il futuro sovrano fu salvato dall'intervento dell'Imperatore Carlo VI d'Asburgo. L'intervento imperiale non impedì al padre di rinchiuderlo nella fortezza di Küstrin e di giustiziare il migliore amico del giovane principe, il fedele Katte, alla cui decapitazione fu costretto ad assistere. Nel 1739 scrisse un'opera: l'Antimachiavel, nella quale contestava il così detto "machiavellismo" in politica in difesa del diritto naturale, della pace e di una politica umana retta e giusta: l'opera fu positivamente recensita dal filosofo illuminista francese François-Marie Arouet, detto Voltaire, che la pubblicò in Belgio in lingua francese nel 1740. Egli intratteneva infatti un rapporto di amicizia e corrispondenza con il filosofo francese. Compose anche alcune sinfonie ed alcuni concerti per flauto di cui era abilissimo suonatore e orchestra da camera. Risiedette nel suo castello di Sans-Souci, il cui nome significa "senza pensieri", costruito su suo stesso disegno. In un periodo successivo intrattenne anche rapporti di corrispondenza con Johann Sebastian Bach, al quale richiese, durante un suo viaggio a Potsdam, d'improvvisare una fuga su un soggetto da lui stesso suggerito.

In seguito Bach compose l'Offerta Musicale (Das Musikalische Opfer BWV 1079): una serie di canoni basati sul "tema regio" suggeritogli dal sovrano e dedicata per l'appunto a Federico stesso.

Il suo atteggiamento illuministico mutò radicalmente quando salì al trono, nel 1740, con il nome di Federico II.

Il matrimonio

Il 10 marzo 1732 Federico, grazie ai buoni uffici del plenipotenziario austriaco presso il padre Federico I a Berlino, conte Friedrich Heinrich von Seckendorff, si fidanzò con la principessa Elisabetta Cristina di Braunschweig-Wolfenbüttel-Bevern (1715 1797), figlia del duca di Brunswick-Lüneburg (1680 1735) e di Antonietta Amalia di Braunschweig-Wolfenbüttel (1696  1762). Federico II e Cristina si sposarono poi il 12 giugno 1733 nel Castello di Salzdahlum (Bassa Sassonia) ma il matrimonio non fu felice: la coppia non ebbe figli e presto i due si separarono di fatto.

La guerra di successione austriaca

Nel dicembre del 1740, senza dichiarazione di guerra, invase e conquistò la regione della Slesia, appartenente al Regno di Boemia, feudo di Maria Teresa d'Asburgo. L'espansionismo prussiano scatenò la cosiddetta guerra di successione austriaca. Al fianco della Prussia si schierarono la Francia, la Spagna, la Sassonia e la Baviera, mentre la Gran Bretagna e le Province Unite d'Olanda erano alleati dell'Austria; il Regno di Sardegna combatté dapprima nella coalizione anti-asburgica per poi cambiare campo. La guerra fu combattuta in Boemia, in Germania e nelle Fiandre e si concluse solo nel 1748 con il Trattato di Aquisgrana, con il quale l'Austria ottenne il riconoscimento della Prammatica Sanzione, ma dovette rinunciare alla Slesia, in favore della Prussia.[2] L'acquisizione della Slesia ebbe un'importanza cruciale: questa regione non solo era grande quanto un quarto della Prussia del tempo, ma era ricca di terre coltivabili, differenti da quelle sabbiose del Brandeburgo, e di miniere, inoltre aveva una popolazione di un milione di abitanti (la metà di quella prussiana).

La guerra dei sette anni

L'Austria non si rassegnò alla perdita del territorio e alleandosi con la Francia e la Russia, mirò ad accerchiare la Prussia. La repentina alleanza di queste potenze fu anche causata dal fatto che la Prussia aveva firmato un'alleanza, soprattutto difensiva, con l'Inghilterra, mediante la quale si riprometteva di difendere l'Hannover da attacchi esterni. Federico II, sentendosi circondato, diede inizio nel 1756 alla cosiddetta Guerra dei sette anni. Questa ebbe uno svolgimento strategico "ciclico": infatti, all'inizio di ogni anno, la Prussia si ritrovava ad avere a che fare con forze numericamente superiori, mentre al termine dell'anno la grande strategia federiciana riportava con una battaglia la situazione alla stabilità. Inizialmente Federico, nel giugno del 1757, fu sconfitto a Kolín dagli austriaci, che riuscirono ad occupare Berlino, ma nel novembre egli sconfisse i francesi a Roßbach e un mese dopo batté anche gli austriaci a Leuthen. La guerra ebbe in seguito un andamento incerto e, nell'agosto del 1759, la Prussia subì una pesante sconfitta a Kunersdorf da parte delle forze russe. La situazione appariva compromessa per la Prussia, ma la morte della zarina Elisabetta (1762), che era una grande avversaria di Federico, e l'ascesa al trono di Pietro III, che era un suo ammiratore, salvarono il regno tedesco. Pietro non esitò ad uscire dalla guerra e perfino ad allearsi con Federico, pur essendo ormai alle porte di Berlino. Ciò capovolse le sorti della guerra, che mutò subito in favore di Federico. Grazie ad un contingente russo, Federico vinse la sua ultima battaglia, quella di Kunersdorf, terminando le campagne in Slesia.

Il 10 febbraio 1763 fu firmata la Pace di Parigi tra la Francia e la Gran Bretagna, con la quale quest'ultima si impadroniva di gran parte dell'impero coloniale della rivale. Pochi giorni dopo, il 15 febbraio, a Hubertusburg anche Prussia ed Austria sottoscrissero un trattato di pace. In Europa a seguito della guerra non era cambiato pressoché nulla: la Slesia infatti rimase alla Prussia, che vedeva così riconosciuto il suo ruolo di potenza europea.

Nel 1772 Federico stipulò con la Russia e l'Austria un accordo per la spartizione di una parte del territorio polacco.

Difesa delle conquiste e rafforzamento dello stato

Federico II passò il resto della sua vita a difendere quel territorio che in quasi trent'anni di guerre era riuscito a conquistare. La sua salute, già insidiata dalla gotta, ricevette un duro colpo nel 1785 quando, durante un'ispezione in Slesia, per dare un esempio ai suoi soldati rimase sei ore a cavallo sotto la pioggia. Fu colpito anche da un attacco di apoplessia, ma si riprese e continuò a lavorare nel suo castello di Sans-Souci a Potsdam. In seguito peggiorò e morì, nell'agosto del 1786, dopo 46 anni di regno, all'età di 74 anni.

Agli occhi dei contemporanei Federico II apparve come il più tipico esempio di "sovrano illuminato". A dargli questa fama non furono solo il suo impegno personale come scrittore di opere storiche e politiche (scritte in francese) e la sua amicizia e corrispondenza con Voltaire e altri philosophes, ma anche le riforme in campo giudiziario ed educativo che attuò durante il suo regno. Per primo in Europa infatti, nel 1763, il re di Prussia introdusse l'istruzione elementare obbligatoria che, anche se fu la sua unica vera riforma in merito, fu comunque molto innovativa per quei tempi.
Altro grande successo in materia fu l'aver portato l'Accademia di Berlino da uno stato di decadimento totale ad uno di grande splendore, sia grazie all'introduzione di dotti illuministi francesi(anche se, purtroppo, a scapito dei maestri tedeschi che, pur essendo in certi casi più preparati, non venivano comunque ammessi), sia attraverso la modernizzazione dei piani di studi, portata avanti grazie all'abolizione di materie antiquate e all'inserimento di nuove. Nell'Accademia, tra l'altro,vigeva una completa libertà di opinione,cosa, anche questa, rivoluzionaria per quell'epoca. Fu un grande appassionato di musica e un buon compositore di sinfonie e musiche da camera; fondò una cappella musicale a Berlino e la capitale divenne il pricipale centro musicale germanico.
Semplificò anche il sistema giudiziario, approntando un codice di procedura e un codice civile (1754-51 - ma l'opera di uniformazione sarà completata solo nel 1781) che introdussero il moderno stato di diritto, promossero la formazione di una magistratura di carriera, snellirono i processi, abolirono la tortura e riconobbero maggiori diritti all'accusato.

Intervenne anche in materia economica, favorendo lo sviluppo delle attività manifatturiere e l'incremento della colonizzazione contadina delle province orientali, riuscendo a far trasferire in Prussia circa 500.000 nuovi abitanti, corrispondenti a poco più di 57.000 famiglie. Grande successo ebbe la sua riforma agraria, che permise, grazie all'introduzione dei magazzini statali, di evitare le carestie, nutrire i soldati durante le campagne evitando i saccheggi, e di controllare il prezzo del grano, rendendolo così non più dipendente dal sistema monetario olandese. Fu Federico II di Prussia, tra l'altro, ad introdurre la patata nell'alimentazione tedesca, prima della guerra dei sette anni (1756). Incentivò la coltura del tubero in grazia del suo elevato rendimento: questo gli permise di poter nutrire tutti i suoi soldati nelle campagne belliche a venire. Inoltre migliorò le tecniche di coltivazione, bonificò e disboscò numerosi terreni, aumentando così notevolmente la produzione agricola. Per quanto riguarda il settore industriale, egli riuscì prima di tutto a portare le industrie già esistenti (come quelle della seta e della lana) da livelli di scarsa produttività a un buono stato di prosperità; inoltre gettò le basi di nuovi rami industriali che ebbero grande sviluppo in seguito, come l'industria mineraria in Slesia. Portò inoltre il livello di produzione all'incirca a 29 milioni di talleri l'anno e trasformò il bilancio statale da passivo ad attivo, con un surplus di 3 milioni di talleri annuali.

In campo commerciale, egli cercò di limitare al massimo l'importazione di prodotti da paesi stranieri, principalmente dalla Sassonia, ristabilendo antiquati sistemi di tariffe doganali sull'Elba, ma nel complesso ebbe uno scarso successo. Ne ebbe molto invece il suo tentativo di valorizzare l'Oder, unico fiume che scorreva interamente in Prussia per tutto il suo tratto navigabile: esso infatti fu liberato da antichi diritti di scalo e altri ostacoli al traffico, ne fu regolata la corrente e drenato l'estuario; a ciò si aggiunse anche la costruzione di numerosi canali che unirono tra di loro i fiumi. Tutto questo, senza dubbio, incoraggiò il commercio, quanto meno nella parte orientale del paese. Infine, nell'ambito fiscale, riuscì a rendere la moneta prussiana indipendente dai mercati esteri (in particolare da quello olandese) grazie alla creazione di una Banca di Stato, e a creare una solida riserva nelle casse statali (più di 51 milioni di talleri,quando al momento della sua ascesa al trono non superava i 10 milioni). Federico fu anche un monarca illuminato e, oltre che in ambito giudiziario, questo si fece sentire anche in campo religioso, ove egli introdusse i principi di tolleranza, dandone prova in diverse occasioni, come quando diede asilo ai Gesuiti o quando donò ai cattolici la splendida cattedrale di Sant'Edwige, e in ambito politico, dove allontanò i nobili dall'amministrazione pubblica e cercò di migliorare le condizioni di vita dei contadini, riuscendovi nei domini statali, ma meno nei feudi signorili.

Ma naturalmente, come i sovrani prussiani prima e dopo di lui, potenziò notevolmente l'esercito. Esso assorbiva l'80% delle finanze dello stato. Immettendo nelle gerarchie più alte dell'apparato militare elementi appartenenti alla nobiltà, Federico riuscì nell'impresa di trasformare la nobiltà in un'aristocrazia militare profondamente legata al suo principe. Federico II quindi si preoccupò di rafforzare la macchina bellica prussiana riuscendo a portarla alla fine del suo regno ad un totale di 195.000 soldati. Egli potenziò anche la struttura burocratica che manteneva l'esercito. Curò in modo particolare l'artiglieria a cavallo, un corpo militare da lui stesso costituito e non è certo un caso se tra i suoi ammiratori vi fosse in seguito un brillante ufficiale di artiglieria che riconobbe sempre Federico come suo unico "maestro" e modello: Napoleone Bonaparte. Secondo Federico il maggior segreto nella condotta di una guerra era di "affamare l'avversario", cioè di tagliarlo fuori dai rifornimenti e di scegliere un terreno particolarmente favorevole per annientarlo in una battaglia campale. Federico II è stato ricordato come un instancabile lavoratore, un grande condottiero militare e come un uomo colto e intelligente. Egli aspirò a essere un "sovrano illuminato" così come voleva Voltaire, ma il pensatore illuminista, dopo aver fatto visita a Federico in Prussia, si rese conto che il re non stava agendo come, secondo lui, avrebbe dovuto agire un vero sovrano illuminato (ad esempio l'eccessiva militarizzazione della Prussia voluta da Federico, era giudicata negativamente da Voltaire).

Gli ultimi anni

Vicino alla fine della sua vita Federico divenne sempre più solitario. Il suo circolo di amici a Sans Souci si era gradualmente esaurito e Federico iniziò a divenire critico ed arbitrario. La popolazione di Berlino, del resto, continuava ad inviargli richieste perché egli facesse ritorno in città dalla campagna, ma il re preferiva rimanere da solo nella residenza che più di ogni altre prediligeva,[3] ove Federico morì il 17 agosto 1786, sulla poltrona del suo studio.

Federico era un grande appassionato di levrieri e ne possedeva due italiani di colore grigio. Alla sua morte egli lasciò per iscritto di essere sepolto vicino a loro, sul terreno comune, presso la loggia del castello di Sans Souci. Suo nipote e successore Federico Guglielmo II invece, ordinò che il suo corpo venisse posto in una tomba presso quella del padre, nella chiesa di Potsdam. Durante la seconda guerra mondiale i sepolcri di Federico II e del padre vennero trasferiti dapprima in un bunker sotterraneo, poi presso Bernrode per proteggerli dai bombardamenti. Nel 1945 l'armata americana trasportò i corpi dei re alla Elizabethkirche di Marburg e quindi al Castello di Hohenzollern presso Hechingen. Dopo la riunificazione della Germania, il corpo di Federico Guglielmo venne sepolto nel mausoleo dell'Imperatore Federico presso la Chiesa della Pace di Sanssouci.

Vi fu quindi un dibattito sulla figura di Federico II, che pure da molti era considerato negativamente in quanto usato anche come simbolo di potenza e vittoria dal regime nazista, il quale aveva fatto largo uso della sua figura a scopo di propaganda politica. Malgrado numerose proteste però, nel 205º anniversario della sua morte, il 17 agosto 1991, la bara di Federico venne posta al centro della corte d'onore del Castello di Sans Souci, coperta da bandiere prussiane e scortata dalla guardia d'onore della Bundeswehr. Calata la notte, il corpo venne infine interrato secondo la sua volontà nel terreno di Sans Souci, senza celebrazioni particolari come egli stesso aveva voluto.

Onorificenze

Gran Maestro dell'Ordine dell'Aquila Nera

Gran Maestro dell'Ordine Pour le Mérite

Ascendenza

Federico II Padre:
Federico Guglielmo I di Prussia
Nonno paterno:
Federico I di Prussia
Bisnonno paterno:
Federico Guglielmo di Brandeburgo
Trisnonno paterno:
Giorgio Guglielmo di Brandeburgo
Trisnonna paterna:
Elisabetta Carlotta del Palatinato
Bisnonna paterna:
Luisa Enrichetta d'Orange
Trisnonno paterno:
Federico Enrico d'Orange
Trisnonna paterna:
Amalia di Solms-Braunfels
Nonna paterna:
Elisabetta Enrichetta d'Assia-Kassel
Bisnonno paterno:
Guglielmo VI d'Assia-Kassel
Trisnonno paterno:
Guglielmo V d'Assia-Kassel
Trisnonna paterna:
Amalia Elisabetta di Hanau-Münzenberg
Bisnonna paterna:
Edvige Sofia di Brandeburgo
Trisnonno paterno:
Giorgio Guglielmo di Brandeburgo
Trisnonna paterna:
Elisabetta Carlotta del Palatinato
Madre:
Sofia Dorotea di Hannover
Nonno materno:
Giorgio I del Regno Unito
Bisnonno materno:
Ernesto Augusto di Brunswick-Lüneburg
Trisnonno materno:
Giorgio di Brunswick-Lüneburg
Trisnonna materna:
Anna Eleonora di Assia-Darmstadt
Bisnonna materna:
Sofia del Palatinato
Trisnonno materno:
Federico V del Palatinato
Trisnonna materna:
Elisabetta Stuart
Nonna materna:
Sofia Dorotea di Celle
Bisnonno materno:
Giorgio Guglielmo di Brunswick-Lüneburg
Trisnonno materno:
Giorgio di Brunswick-Lüneburg
Trisnonna materna:
Anna Eleonora di Assia-Darmstadt
Bisnonna materna:
Eleonora d'Esmier d'Olbreuse
Trisnonno materno:
Alexandre II d'Esmier d'Olbreuse
Trisnonna materna:
Jacquette Poussard de Vandré

Note

  1. Suo padre era considerato il ciccione, e Federico anelava alla sua morte. Una volta sembrò che stesse per succedere, ma il padre si riprese. Nello stesso periodo morì un altro principe tedesco e Federico scrisse: «Il Duca di Brunswick, essendo un uomo d'onore, ha avuto la decenza di crepare al contrario di qualcun altro». (in Federico il Grande, di Alessandro Barbero).
  2. Questa guerra segnò anche l'inizio del declino della potenza coloniale francese, che fu costretta ad importanti concessioni in Nord America, una volta abbandonata da Federico.
  3. Ritter, p. 200

Bibliografia

  • Alessandro Barbero, Federico il Grande, Sellerio, Palermo, 2007
  • Gerhard Ritter, Federico il Grande, il Mulino, Bergamo, 2000
  • Im Hof, L'Europa dell'Illuminismo, Laterza, Bari, 2005.

Voci correlate

  • Guerra di successione austriaca 1741-1748
  • Guerra dei sette anni 1756-1763

Altri progetti

Collegamenti esterni

Questa pagina è stata modificata l'ultima volta il 26.09.2010 22:06:28

Questo articolo si basa sull'articolo Federico II di Prussia dell'enciclopedia liber Wikipedia ed è sottoposto a LICENZA GNU per documentazione libera.
In Wikipedia è disponibile una lista degli autori.