Giovanni Pierluigi da Palestrina

nato il 2.2.1525 a Plalestrina, Lazio, Italia

morto il 2.2.1594 a Roma, Lazio, Italia

Giovanni Pierluigi da Palestrina

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Giovanni Pierluigi da Palestrina (Palestrina, 1525 ca. – Roma, 2 febbraio 1594) è stato un compositore italiano tra i più importanti del Rinascimento europeo.

Biografia

Giovanni Pierluigi (o, in latino, Johannes Petraloysius[1]) nacque presumibilmente a Palestrina, l'antica Praeneste vicino Roma, figlio di Sante, o, secondo alcuni documenti, anche Santo. L'anno di nascita del compositore è stato proposto sulla base di un elogio commemorativo scritto da un giovane contemporaneo, Melchiorre Major, nel quale si affermava che al momento della morte Palestrina aveva 68 anni[2].

Palestrina svolse quasi tutta la sua attività musicale a Roma, dove probabilmente si trovava già da fanciullo; un documento del 1537 riporta infatti il nome di «Joannem da Palestrina» tra i putti cantori della basilica di Santa Maria Maggiore. I maestri allora in carica erano un certo Robert e i francesi Robin Mallapert e Firmin Lebel.

Il futuro compositore ebbe il suo primo incarico come organista della cattedrale di S. Agapito a Palestrina nel 1544; gli obblighi di questo contratto gli imponevano anche di insegnare il canto ai canonici e ai bambini cantori.

Il 12 giugno 1547 si sposò con Lucrezia Gori, da cui avrà i figli Rodolfo (1549–1572), Angelo (1551–1575) e Iginio (1558–1610).

Nel 1551, il vescovo di Palestrina, Giovanni Maria del Monte fu eletto papa e Palestrina diventò magister cantorum della Cappella Giulia[3], succedendo a Mallapert, e dal 1553 magister cappellae.

Nel 1554 Palestrina pubblicò il suo primo libro di messe, dedicato al papa Giulio III e il 13 gennaio 1555 fu ammesso dal pontefice tra i cantori della cappella papale, senza chiedere il consenso ai cantori stessi, che al contrario erano particolarmente gelosi del loro privilegio. Così, morto papa Giulio III e concluso il brevissimo regno anche del successore Marcello Cervini, a settembre del 1555 il nuovo papa Paolo IV costrinse alle dimissioni tutti i cantori sposati, tra cui Palestrina, concedendo però loro una pensione. Il mese successivo Palestrina fu assunto come maestro di cappella a San Giovanni in Laterano[3]; lascerà l'incarico nel 1560, portando via con sé anche il figlio Rodolfo, che era cantorino del coro. Dal marzo 1561, trovò un nuovo impiego presso la Basilica di Santa Maria Maggiore.

Risale forse a questo periodo la composizione della famosa Missa Papae Marcelli, la cui importanza è legata alle riforme del Concilio di Trento.

Palestrina divenne intanto maestro del neonato Seminario Romano nel 1566, riuscendo nel contempo a prestare servizio anche per il Cardinale Ippolito II d'Este (1º agosto 1567 - marzo 1571).

La sua fama di compositore, già largamente attestata dai contemporanei, gli procurò offerte di lavoro dall'aristocrazia sia italiana che straniera, alcune delle quali rifiutate; il duca Guglielmo Gonzaga fu tra i più grandi ammiratori e finanziatori di Palestrina, almeno dal 1568 sino 1587, anno in cui il duca morì.

Nell'aprile del 1571, alla morte di Giovanni Animuccia, Palestrina tornò come maestro in Cappella Giulia, mantenendo l'incarico sino alla fine.

Tra il 1572 e il 1575, a causa di un'epidemia morirono il fratello Silla e i figli Rodolfo e Angelo.

Nel 1580 morì la moglie Lucrezia; Palestrina inizialmente chiese e ottenne di prendere la tonsura, ma pochi mesi dopo sposò invece una ricca vedova romana, Virginia Dormoli, che aveva ereditato dal defunto marito una prospera attività di commercio di pellicce.

Negli ultimi anni di vita, Palestrina accrebbe ulteriormente la sua fama, e fu considerato il massimo compositore esistente.

Morì il 2 febbraio 1594 e venne inumato nella Basilica di San Pietro; ai suoi solenni funerali parteciparono anche molti celebri musicisti del tempo.

Palestrina fu stimatissimo sia in vita che dopo la sua morte; le sue composizioni assursero a modello insuperato della polifonia vocale sacra rinascimentale della Chiesa Romana. Fu anche un uomo dotato di grande senso pratico; grazie a una serie di scelte oculate e opportune, operate in momenti difficili della sua vita, condusse un'esistenza agiata.

Composizioni

La produzione palestriniana, per la maggior parte sacra, fu cospicua, anche rispetto a quella di famosi e prolifici compositori dell'epoca, come Orlando di Lasso e Philippe de Monte. Scrisse almeno 104 messe, superando ogni altro compositore contemporaneo; a questo numero già considerevole, si devono aggiungere più di 300 mottetti, 68 offertori, non meno di 72 inni, 35 magnificat, 11 litanie e 4 o 5 lamentazioni. Compose poi oltre 140 madrigali su testi sacri e profani. È stato il primo compositore del XVI secolo di cui siano stati pubblicati gli opera omnia: la prima volta nell'Ottocento[4], e un'altra volta nel Novecento[5]; nonostante ciò, una serie di composizioni a lui attribuite tratte da fonti manoscritte rimangono di dubbia autenticità, e un catalogo delle opere di Palestrina non è ancora stato completato.

  • 104 messe
  • oltre 300 mottetti
  • 35 Magnificat
  • 11 litanie
  • 4 o 5 lamentazioni
  • 42 madrigali spirituali
  • 91 madrigali profani
  • 68 offertori
  • almeno 72 Inni

Film

  • Sulla vita e le opere del Palestrina nel 2009 è stato realizzato un film, Palestrina princeps musicae[6] (ZDF / Arte 2009), del regista tedesco Georg Brintrup[7]

Note

  1. ^ Palestrina firmava di solito le proprie lettere con il nome Giovanni Petraloysio
  2. ^ Lo storico Leonardo Cecconi, nella sua Storia di Palestrina del 1756, sostenne invece che il compositore sarebbe morto il 2 febbraio 1593 all'età di 65 anni (e, dunque, sarebbe nato nel 1528). L'affermazione di Melchiorre Major è in genere ritenuta verosimile semplicemente perché coeva alla morte di Palestrina, ma non è mai stato rinvenuto alcun documento ufficiale a conferma.
  3. ^ a b Melvin P. Unger, Historical Dictionary of Choral Music, p. 338
  4. ^ La prima edizione completa della musica palestriniana fu pubblicata da Franz Xaver Haberl a Lipsia e stampata da Breitkopf & Härtel tra il 1862 e il 1907.
  5. ^ Le opere complete a cura di Raffaele Casimiri, furono stampate a Roma dal 1939, per ordine di Mussolini su indicazione di Raffaello De Rensis, dalla tipografia dei Fratelli Scalera. Dopo la morte di Casimiri (1943), a partire dal 18° volume il lavoro fu continuato da Lavinio Virgili, Knud Jeppesen (le messe mantovane) e Lino Bianchi, per l'Istituto Italiano per la Storia della Musica.
  6. ^ Palestrina princeps musicae
  7. ^ Internet Movie Database

Bibliografia

Editoria musicale

  • Ricercate sugli otto toni (Roma, Bibl. Corsiniana Mus. M 14) / Thesaurum absconditum (Roma, Bibl. Corsiniana Mus. S 10), a cura di Liuwe Tamminga, Andromeda Editrice, 2003, ISBN 88-88643-11-7
  • The Style of Palestrina and the dissonance, 1927, revisionata 1946, Knud Jeppesen

Voci correlate

  • Musica antica
  • Polifonia
  • Contrappunto
  • Cappella Musicale Pontificia Sistina

Altri progetti

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  • Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Giovanni Pierluigi da Palestrina

Collegamenti esterni

  • Fondazione Giovanni Pierluigi da Palestrina, fondazionepierluigipalestrina.it.
  • (EN) Spartiti liberi di Giovanni Pierluigi da Palestrina, in International Music Score Library Project, Project Petrucci LLC.
  • (EN) Spartiti liberi di Giovanni Pierluigi da Palestrina, in Choral Public Domain Library (ChoralWiki).
  • Coro della Basilica di San Zeno Verona, corobasilicasz.altervista.org.
  • Nonpraevalebunt-vat articolo sugli Improperia, nonpraevalebunt-vat.blogspot.it.
Controllo di autorità VIAF: (EN) 92280854 · LCCN: (EN) n50051776 · ISNI: (EN) 0000 0001 2143 6012 · GND: (DE) 1188-18686 · BNF: (FR) cb13898203b (data) · BAV: ADV11530985
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