Jim Morrison

Jim Morrison

nato il 8.12.1943 a Melbourne, FL, Stati Uniti d'America

morto il 3.7.1971 a Paris, Île-de-France, Francia

Jim Morrison

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
(EN)

« If my poetry aims to achieve anything, It's to deliver people from the limited ways in which they see and feel. »

(IT)

« Se la mia poesia cerca di arrivare a qualcosa, è liberare la gente dai modi limitati in cui vede e sente. »

(Jim Morrison)

James Douglas Morrison, detto Jim (Melbourne, 8 dicembre 1943 – Parigi, 3 luglio 1971), è stato un cantautore e poeta statunitense.

Leader carismatico e frontman della band statunitense The Doors, fu uno dei più importanti esponenti della rivoluzione culturale degli anni Sessanta, nonché uno dei più grandi cantanti rock della storia[3]. Impetuoso "profeta della libertà" e poeta maledetto, è ricordato come una delle figure di maggior potere seduttivo nella storia della musica e uno dei massimi simboli dell'inquietudine giovanile[4]. Era soprannominato il Re Lucertola e venne paragonato a Dioniso, divinità del delirio e della liberazione dei sensi.

Nel 2008 Morrison è stato posizionato al 47º posto nella lista dei 100 migliori cantanti secondo Rolling Stone[5] e, l'anno successivo, al 22º posto nella classifica dei "50 più Grandi Cantanti del Rock" stilata dalla rivista britannica Classic Rock.[6]

Biografia

« Mi considero un essere umano intelligente e sensibile con l'anima di un clown. »

(Jim Morrison)

I primi anni (1943-1964)

Jim Morrison nacque a Melbourne (Florida) da George Stephen Morrison, ammiraglio in servizio presso la Marina degli Stati Uniti (deceduto il 17 novembre 2008), e da Clara Clarke (deceduta il 29 dicembre 2005), figlia di un avvocato del Wisconsin. I genitori di Jim si stabilirono a Pensacola (Florida) nel 1942. A causa della professione del padre la famiglia dovette trasferirsi diverse volte, e per questo motivo Jim visse i primi anni della sua vita in un clima di notevole "instabilità" essendo costretto a cambiare spesso casa, scuola e amicizie. Nel 1946 la famiglia si spostò a Clearwater, sul Golfo del Messico e nel 1947 a Washington prima, e ad Albuquerque poi. Nel 1948 la famiglia si trasferì a Los Altos (California) dove Jim cominciò la scuola elementare. Con lo scoppio della Guerra di Corea (1950) il padre venne inviato con la flotta sul teatro bellico e nel 1951 la famiglia tornò nuovamente a Washington.

Nel 1952 la famiglia si stabilì a Claremont vicino a Los Angeles (California), dove Jim frequentò la scuola elementare Longfellow, e nel 1955 traslocò a San Francisco, nel sobborgo di Alameda: Jim si iscrisse all'ottavo anno di scuola; due anni più tardi cominciò il nono anno al liceo locale rivelandosi studente brillante e istrionico. Nell'autunno del 1958 cominciò il decimo anno scolastico ma preferiva marinare la scuola e frequentare i locali Beatnik di San Francisco, fra cui la celebre libreria City Light Books del poeta beat Lawrence Ferlinghetti. Dopo Natale la famiglia Morrison si trasferì ad Alexandria (Virginia) e ci rimase due anni. Ad Alexandria, Jim conobbe Tandy Martin, una compagna di liceo che fu anche la sua prima fidanzata. Le letture di Jim divennero sfrenate, portandolo ad accumulare centinaia di libri.[7] Venne iscritto al liceo George Washington, dove stupì gli insegnanti con l'ampiezza delle sue letture e la notevole erudizione, ottenendo dopo il primo trimestre una menzione d'onore, forte di un quoziente d'intelligenza fuori dal comune: ben 149. Nell'estate del 1960 il suo umore si fece più cupo e aggressivo, il look trasandato.

Nel maggio del 1961 non si presentò alla cerimonia della consegna dei diplomi mandando il padre su tutte le furie. A settembre, il diciassettenne Jim venne mandato dai nonni, a Clearwater (Florida), per frequentare lo Junior College di Saint Petersburg, ma ben prestò diventò un habitué del Contemporary Arts Coffehouse and Gallery, caffè beatnik e ritrovo di artisti locali. Il suo rendimento scolastico calò sensibilmente. Nel 1962 si iscrisse alla Florida State University di Tallahassee, accentuando i suoi atteggiamenti scontrosi e sregolati (la famiglia si era intanto trasferita a Phoenix), tanto che venne arrestato il 28 settembre 1963 con l'accusa di ubriachezza e disturbo della quiete pubblica durante una partita di football americano.[8] Tra il 1962 e il 1965 frequentò stabilmente Mary Frances Werbelow, una studentessa del liceo di Clearwater. Nel gennaio 1964 l'intera famiglia tornò in California, a Los Angeles e, sebbene il padre avrebbe preferito che il figlio si dedicasse come lui alla carriera militare, Jim intraprese gli studi di cinematografia presso l'UCLA, l'Università della California di Los Angeles.

Dopo il dicembre 1964 Jim Morrison non vide più i suoi genitori, tagliò definitivamente i ponti con loro e arrivò perfino a dire che erano morti.[9] Uno degli eventi più importanti della sua vita avvenne nel 1947 durante un viaggio con la famiglia, mentre percorrevano il deserto tra Albuquerque e Santa Fe (Nuovo Messico). Jim raccontò questo episodio nel modo seguente:

« La prima volta che ho scoperto la morte… eravamo io, mia madre e mio padre, e forse anche mia sorella, e i miei nonni, e stavamo attraversando il deserto in auto all'alba e un autocarro pieno di lavoratori indiani era andato a sbattere contro un'altra macchina o non so cosa, ma c'erano indiani sparpagliati per la strada, sanguinanti e moribondi… ecco, questo fu il mio primo impatto con la morte, dovevo avere quattro o cinque anni. Abbiamo accostato e ci siamo fermati… io ero solo un bambino, e un bambino è come un fiore con la testa scossa dal vento… penso davvero che in quel momento l'anima di uno di quegli indiani, o forse gli spiriti di molti di loro stessero correndo in giro come impazziti e siano balzati nella mia testa e io ero come una spugna pronta ad assorbirli. Questa non è una storia di fantasmi. È qualcosa che ha un significato profondo per me. »

Tale esperienza fu fondamentale per il piccolo Jim e riecheggerà nei suoi testi musicali, in particolare nella canzone Peace Frog, e nei suoi versi poetici ("Indiani sparsi sulle carreggiate dell'alba sanguinanti/ Si affolla di spettri la mente del bambino fragile guscio d'uovo…").

Con i Doors (1965-1970)

« La musica dei Doors conduce la gente a un orgasmo emotivo attraverso la mediazione di parole e note. »

(Jim Morrison)

Jim Morrison arrivò all'UCLA di Los Angeles all'inizio del 1964, trovò un appartamentino vicino al campus, a Westwood, e cominciò a condurre una vita in stile bohémien. Ai corsi di cinematografia conobbe Ray Manzarek, che nel luglio del 1965, sulla spiaggia di Venice Beach, propose a Morrison di formare un gruppo dopo averlo sentito cantare alcune delle sue liriche, tra cui Moonlight Drive. Nella band confluirono poi il chitarrista Robby Krieger e il batterista John Densmore; il nome The Doors (Le Porte) fu scelto da Jim Morrison e deriva dal verso di una poesia di William Blake, ripreso a sua volta dallo scrittore Aldous Huxley nel suo saggio "The Doors of Perception" sugli effetti della mescalina.

(EN)

« If the doors of perception were cleansed, everything would appear to man as it is: infinite. »

(IT)

« Se le porte della percezione fossero purificate, ogni cosa apparirebbe all'uomo com'è: infinita. »

(William Blake, The Marriage of Heaven and Hell)

Morrison dichiarò: «Ci sono cose che si conoscono e altre che non si conoscono. Esiste il noto e l'ignoto, e in mezzo ci sono Le Porte (The Doors). I Doors sono i sacerdoti del regno dell'ignoto che interagisce con la realtà fisica, perché l'uomo non è soltanto spirito, ma anche sensualità. La sensualità e il male sono immagini molto attraenti, ma dobbiamo pensare a esse come alla pelle di un serpente di cui ci si libererà.»

Nell'ottobre del 1965 Billy James della Columbia Records offrì alla band un contratto a termine con royalties molto basse, che non venne rinnovato. Nei primi mesi del 1966 cominciarono ad apparire regolarmente al Sunset Strip, la zona di Los Angeles dove si trovavano i locali più importanti della scena musicale. In una di queste serate Jim conobbe Pamela Courson, che diverrà la sua compagna di vita più significativa. A maggio il London Fog licenziò la band, i Doors vennero assunti dal più prestigioso Whisky a Go Go: la scaletta comprendeva brani che appariranno nei primi due album. Il periodo al Whisky è fondamentale nell'evoluzione del gruppo, il loro stile prende forma e diventa più visionario, e hanno modo di fare da spalla ai grandi nomi del periodo (Love, Turtles, Seeds, Them).[10]

L'estate successiva il proprietario del locale licenziò la band, scandalizzato dalla versione edipica della canzone The End. La casa discografica Elektra Records, fondata da Jac Holzman, propose ai Doors un contratto che implicava un impegno esclusivo per sette album e che venne accettato. A novembre i Doors si esibirono all'Ondine di New York. Morrison andò ad abitare con Pamela nei pressi del Laurel Canyon a Hollywood. Il 4 gennaio del 1967 l'Elektra pubblicò il primo album The Doors che fu un successo diventando uno dei dischi più venduti dell'anno assieme a Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band dei Beatles. La musica dei Doors era un blues rock psichedelico originale, con le tastiere di Manzarek che davano l'impronta al sound con motivetti vaudeville, boogie woogie e jazz, e con la chitarra-flamenco di Krieger (gitana, indiana, hawaiana) che duettava con le tastiere generando un'atmosfera intensa in cui si andava a insinuare la voce magnetica e suadente di Morrison e la batteria unica ed espressionista di Densmore.

Il gruppo partì per un tour nazionale che toccava i luoghi sacri del rock californiano. A marzo suonarono al Matrix di San Francisco, il 9 aprile al Cheetah di Los Angeles, dove Jim Morrison si esibì per la prima volta nel suo "numero della fune", la camminata lungo il bordo del palco in stile equilibrista: gli andò male e precipitò in mezzo al pubblico dopo un volo di tre metri (continuerà a esibirsi in questa pericolosa performance anche in seguito). Il 9 giugno, durante il concerto al Fillmore di San Francisco, Morrison fece roteare pericolosamente il microfono finendo per centrare il promoter Bill Graham in piena fronte. Il 16 giugno, nell'esibizione all'Action House di Long Beach (New York), Jim Morrison, ubriaco fradicio, cominciò a spogliarsi ma venne bloccato in tempo. Il giorno successivo il concerto fu interrotto perché il cantante s'infilò il microfono in bocca producendo suoni bizzarri. Ricorda Frank Lisciandro, fotografo e suo amico dai tempi dell'UCLA:

« In scena Jim subiva una completa metamorfosi: la sua voce dolce e garbata diveniva roca, aspra, profonda e potente; la sua posa dinoccolata si faceva arrogante, baldanzosa; il suo quieto volto si trasformava in migliaia di maschere di tensione e di emozione; e i suoi occhi, di solito così penetranti e attenti, diventavano vacui e lontani, fino a tramutarsi in due finestre illuminate davanti al pubblico. Con questo sguardo chiaroveggente Jim sembrava scrutare sia nel futuro sia nel passato. Emetteva strani suoni animaleschi, urlava, strepitava come se soffrisse. I suoi abiti di cuoio o di pelle di serpente crepitavano e gemevano quando si muoveva. Le sue movenze e i suoi gesti si facevano spasmodici, frenetici, come se si fosse trattato di una persona in preda a una crisi epilettica. Danzava, non in modo fluido e aggraziato, ma con brevi passi saltellanti e moto a stantuffo, sporto in avanti, la testa che scattava su e giù.

Si muoveva come un indiano d'America in una danza rituale. Sul palco Jim diventava lo Sciamano. Nel corso dell'esibizione, come un festante dionisiaco, cantava dei miti moderni, e come uno sciamano evocava un panico sensuale per rendere significative le parole di questi miti. Agiva come se un concerto fosse un rito, una cerimonia, una seduta spiritica, e lui era lo strumento per la comunicazione con il sovrannaturale. Tentava di strappare gli spettatori dai loro posti a sedere, dai loro ruoli, dalle loro menti, così che potessero vedere l'altro lato della realtà, anche solo per una breve occhiata. Il suo messaggio era: apriti un varco comunque ti sia possibile, ma fallo adesso. Spesso il messaggio era sfocato e così si perdeva tra la musica, i miti, la magia e la follia.[11] »

L'Ed Sullivan Show

« Lo sai che siamo governati dalla tv. »

(Jim Morrison)

Il 25 luglio la canzone Light My Fire raggiunse il primo posto della classifica di Billboard e sancì l'ingresso dei Doors nell'Olimpo del rock. Il 17 settembre si esibirono all'Ed Sullivan Show, popolarissima trasmissione televisiva americana. A Morrison venne chiesto di sostituire la parola "higher" contenuta in Light My Fire ("girl, we couldn't get much higher", "ragazza, non possiamo sballarci di più", "high" nello slang giovanile indica infatti il momento in cui una persona va su di giri per la droga o l'alcol). I Doors sembrarono acconsentire ma durante la diretta Jim, infastidito dal tentativo di censura, la pronunciò ugualmente: i Doors vennero banditi per sempre dallo show.

Nell'ottobre del 1967 uscì il secondo album Strange Days e si attestò al n. 3 della classifica Billboard 200. Il 20 ottobre, al Wizard's Lab, presso l'università del Michigan, Morrison provocò il pubblico di studenti snob scatenando reazioni esasperate (al concerto era presente anche Iggy Pop che, folgorato dalla sua performance, fonderà gli Psychedelic Stooges). A novembre i Doors si esibirono al Berkeley Community Theatre, al Fillmore, al Winterland di San Francisco e al Village Theatre di New York, i più importanti locali rock del momento.

Il 2 dicembre, al Portland Memorial Coliseum, Jim incitò la folla a scatenarsi, il concerto venne interrotto. Il 9 dicembre, nel corso di un tour sulla costa Est i Doors si esibirono all'Arena di New Haven. Jim Morrison, dopo essere stato accecato nel backstage dallo spray di un poliziotto che non l'aveva riconosciuto, provocò i poliziotti; lo spettacolo venne interrotto e Morrison, arrestato sul palco, fu trascinato via e malmenato dalla polizia. Le sue esibizioni divennero sempre più sfrenate e imprevedibili. Nella primavera del 1968 la band si esibì al Fillmore East di New York riscuotendo grande successo: Morrison dissemina giunchiglie sulla scena, si appende al sipario; quindi a Westbury, NY: Jim manifesta atteggiamenti aggressivi, urla, si contorce sul palco, il concerto viene interrotto; e infine al Nothern California Folk-Rock Festival, dove Jim istiga il pubblico a scorrazzare liberamente costringendo gli addetti alla sicurezza a intervenire per proteggere il palco. Nel luglio di quell'anno venne pubblicato l'album Waiting for the Sun, con un repertorio più eterogeneo dei precedenti.

Dal vivo i Doors fanno segnare ovunque il tutto esaurito. Il 5 luglio vi fu l'atteso concerto all'Hollywood Bowl di Los Angeles, considerato l'evento rock dell'anno: Morrison fu insolitamente concentrato sulla performance e non si lasciò andare alle sue intemperanze selvagge, ma il successivo 13 luglio, al PNE Coliseum di Vancouver, in Canada, centinaia di giovani balzarono sul palco scavalcando gli agenti e circondarono con danze sfrenate un conturbante Morrison dalle movenze orgiastiche. Il 2 agosto, durante lo spettacolo al Singer Bowl di New York, scoppiò il putiferio e l'arena venne devastata, i Doors furono costretti ad abbandonare la scena. Il 3 agosto, nel concerto di Cleveland Jim Morrison si tuffò fra la folla aizzandola, l'auditorium subì danni ingenti, la band lasciò il palco mentre orde invasate esultavano euforicamente. Nell'estate del 1968 la canzone Hello, I Love You si attesta al primo posto in classifica, la fama dei Doors è all'apice, Morrison continua a portare al limite l'emotività della folla e a declamare poesie, ma il suo abuso di alcol e droghe comincia a minare seriamente l'attività della band.[12]

Il concerto di Miami

« Sono sempre stato attirato dalle idee di ribellione contro l'autorità. Quando ti riconcili con l'autorità, diventi tu stesso un'autorità. »

(Jim Morrison)

A settembre i Doors partirono per il tour europeo, che toccò Londra, la Germania, la Danimarca e l'Olanda (ad Amsterdam Morrison, a causa dell'enorme quantità di alcool assunto, svenne sul palco e la band fu costretta ad esibirsi senza di lui). Il 7 novembre i Doors vennero accusati di aver fomentato disordini al Coliseum di Phoenix, le autorità locali li condannarono per oscenità diffidandoli per sempre dal ritornare. Il 24 gennaio 1969 i Doors fecero registrare il tutto esaurito al Madison Square Garden. Il 1º marzo si esibirono al Dinner Key Auditorium di Miami, il concerto degenerò in una spaventosa sommossa del pubblico sobillato dal monologo sovversivo di un Jim Morrison esasperato dai fumi dell'alcol e in preda a furore dionisiaco.

Il cantante fu accusato di aver mostrato i genitali al pubblico, ma non esistono fotografie che comprovino tale gesto. Venne così processato e condannato il 20 settembre 1970, ma soltanto per i capi d'imputazione minori: atti contrari alla morale e bestemmie in luogo pubblico, fu invece prosciolto dalle accuse di ubriachezza molesta e dal grave reato di oscenità. Questo episodio suscitò grande scalpore e decretò, di fatto, il declino dei Doors. Numerose tappe vennero annullate (nel 2011 lo Stato della Florida ha riconosciuto la grazia postuma al cantante). Nel luglio del 1969 uscì il quarto album The Soft Parade, che non riscosse il successo dei precedenti. In questi giorni morì Brian Jones, leader dei Rolling Stones: Jim Morrison gli dedicò una lunga, commossa poesia che distribuirà ai presenti al concerto all'Aquarius Theater di Los Angeles. Il 27 luglio, al Festival Pop di Seattle, provocò ripetutamente gli spettatori, infine, illuminato da un riflettore rosso, assunse la posizione del crocifisso per diversi minuti davanti a un pubblico sconcertato.

L'11 novembre venne arrestato durante un volo diretto a Phoenix per ubriachezza e condotta molesta (il reale responsabile di tale comportamento probabilmente fu l'amico Tom Baker; al processo dell'aprile 1970 entrambi gli imputati vennero comunque assolti). All'inizio del 1970 i Doors tennero quattro concerti di grande successo al Felt Forum, un impianto di piccole dimensioni all'interno del Madison Square Garden. A febbraio venne pubblicato l'album Morrison Hotel, contenente la celeberrima Roadhouse Blues. In primavera Jim Morrison diede in escandescenze nei concerti del Boston Arena e del Cobo Arena di Detroit, perché in conflitto con gli organizzatori. Tutto invece filò liscio nell'esibizione allo Spectrum di Filadelfia. A luglio uscì l'album Absolutely Live, testimonianza dei concerti del periodo luglio '69-maggio '70. Il 28 agosto i Doors suonarono al Festival dell'Isola di Wight: la performance fu mediocre e Jim Morrison dichiarò che poteva essere l'ultima della sua carriera. Il 23 dicembre, alla Warehouse di New Orleans, ebbe luogo l'ultima esibizione pubblica dei Doors, con un Jim Morrison stravolto che crollò più volte a terra e danneggiò il palco colpendolo con l'asta del microfono (le testimonianze sono tuttavia discordanti e una registrazione rinvenuta di recente non rispecchia la versione riportata da diverse biografie). Il 15 febbraio Pamela Courson si trasferì a Parigi, Jim la raggiunse due mesi più tardi. Nell'aprile del 1971 venne pubblicato L.A. Woman, l'ultimo album registrato dai Doors prima della morte del cantante.[13]

Tra i vari soprannomi di Jim Morrison si possono ricordare Mr. Mojo Risin (un anagramma del suo nome, peraltro ripetuto come un mantra nella parte finale della canzone L.A. Woman), il Re Lucertola (da un verso del suo poema Celebrazione della Lucertola, "I'm the Lizard King, I can do anything", parte del quale appare nella canzone Not to Touch the Earth contenuta nell'album Waiting for the Sun), e ancora: sciamano del rock, angelo in pelle di serpente, Dioniso incarnato. Nel 1970 Morrison partecipò a una cerimonia "pagana" celebrata in stile Wicca per consacrare la sua unione con la giornalista e scrittrice Patricia Kennealy, ma "probabilmente non la considerò molto seriamente", come la Kennealy ha dichiarato in un'intervista.[14] Si pensa che le effettive proporzioni di questo flirt siano state ingigantite dalla stessa Kennealy. La relazione "storica", più costante e duratura, fu invece quella con Pamela Courson (22 dicembre 1946 - 25 aprile 1974), definita "compagna cosmica" da Jim Morrison, che la incontrò per la prima volta a Los Angeles nel 1965. Pamela seguì Jim nel suo "esilio parigino" e morì per overdose tre anni dopo il compagno.

Il trasferimento a Parigi e la morte (1971)

« Ora giunge la notte con le sue legioni purpuree/ Tornate alle vostre tende e ai vostri sogni/ Domani entreremo nella città della mia nascita/ Voglio essere pronto »

(Jim Morrison)

Morrison si trasferì con Pamela Courson a Parigi nel marzo 1971, con l'intenzione di dedicarsi unicamente alla poesia. Il 3 luglio 1971 muore in circostanze misteriose nella casa in cui la coppia alloggiava da pochi mesi: l'ampia camera di un palazzo Beaux Arts del XIX secolo situato al n. 17 di rue de Beautreillis, nel quartiere de Le Marais. Venne trovato privo di vita nella vasca da bagno da Pamela. La sepoltura, nel Cimitero di Père-Lachaise, avvenne tre giorni dopo, alla presenza dell'impresario dei Doors Bill Siddons, di Pamela Courson e della regista Agnes Varda, amica di Morrison.

A ventisette anni Jim trovò così la tanto decantata fine ("This is the end, my only friend, the end..."), lasciando tutto ciò che aveva alla sua amata Pam, inclusa l'ingente mole di manoscritti e taccuini. Molto del materiale letterario rimase tuttavia a Parigi. Dopo la morte di Morrison si fece un gran parlare della maledizione del famigerato Club 27: ben quattro grandi artisti – Brian Jones (che morì esattamente due anni prima di Morrison, il 3 luglio 1969), Jimi Hendrix, Janis Joplin e appunto Jim Morrison – erano morti prematuramente nell'arco di due anni in circostanze tragiche e tutti e quattro a 27 anni. I Doors superstiti realizzarono altri due album come trio e si sciolsero nel settembre 1972. Per il trentennale della sua morte, nel 2001, è stato pubblicato un DVD, The Doors - 30 Years Commemorative Edition, mentre per il quarantennale Manzarek e Krieger, con Dave Brock alla voce, hanno organizzato un tour mondiale per onorare l'amico scomparso.

Il mistero della morte: ipotesi e illazioni

La morte di Jim Morrison è tuttora avvolta nel mistero: i referti medici parlano di arresto cardiaco avvenuto nell'abitazione del cantante, ma non fu mai eseguita alcuna autopsia. Jim Morrison è sepolto nel celebre "cimitero degli artisti" del Père Lachaise nella capitale francese, in un piccolo lotto situato alla confluenza dei settori 5, 6, 14 e 16, divenuto negli anni un vero e proprio "santuario" meta del pellegrinaggio incessante di fan, visitatori, curiosi e turisti attirati dal suo mito. L'attuale tomba, un blocco di granito con epitaffio in greco antico, ha sostituito quella originale, che era sormontata da un busto marmoreo raffigurante Jim Morrison, opera dello scultore croato Mladen Mikulin, e che è stato trafugato dopo essere stato deturpato a più riprese con vernice, rossetto e graffiti. Nel 1995 gli eredi ripulirono la sua tomba e quelle circostanti e stanziarono un fondo per un sistema di sorveglianza permanente. Sulla lapide fu affissa una lastra di bronzo con l'iscrizione ΚΑΤΑ ΤΟΝ ΔΑΙΜΟΝΑ ΕΑΥΤΟΥ (translitterato: kata ton daimona eaytoy), ossia "fedele al suo spirito", che fa riferimento all'estrema coerenza con cui egli condusse la sua vita fino al tragico epilogo.

Alcuni sostengono che Jim Morrison sia ancora vivo e che abbia inscenato la sua morte per sottrarsi alla pressione della popolarità e dedicarsi alla poesia, magari assieme a Pamela.[15] Si è anche ipotizzato che si sia trasferito in Africa seguendo le orme del suo poeta-culto, il leggendario Arthur Rimbaud: pare infatti che, all'inizio del 1967, Jim Morrison abbia proposto di inscenare la sua morte per portare il gruppo all'attenzione del paese. Fece anche la proposta di utilizzare il nome “Mr Mojo Risin” per contattare l'ufficio una volta che si fosse nascosto in Africa. Steve Harris, assistente di Jac Holzman, ricorda che Jim Morrison gli chiese quali conseguenze avrebbe avuto la notizia della sua presunta morte. Morrison, ai tempi del flirt con la Werbelow, era anche incuriosito dall'ipotesi secondo cui il corpo di Cristo sarebbe stato sottratto dalla cripta a opera degli apostoli, e diversi amici convengono che questo fosse proprio il tipo di beffa che lui avrebbe voluto giocare al mondo.

Ci sono poi i sostenitori della teoria del complotto, i quali affermano invece che la morte di Jim Morrison fu tutta una messa in scena orchestrata dalla CIA, – con la sua, anche quella di Jimi Hendrix, Brian Jones, Janis Joplin – per "far fuori" dalla circolazione questi artisti "scomodi" che con la loro musica inducevano milioni di fan a rifiutare la guerra in Vietnam e vivere in assoluta libertà secondo il modello della controcultura hippie. Si sarebbe deciso che i tre artisti fossero figure dannose per la società poiché traviassero la gioventù e accrescessero il dissenso dell'opinione pubblica nei confronti degli Usa, e sarebbe quindi stata architettata una cospirazione per eliminarli o renderli innocui.[16]. Nel corso di un'intervista rilasciata nel 2008 all'inglese Daily Mail, il tastierista ex-Doors Ray Manzarek ha rivelato che Jim Morrison, un anno prima di morire, avrebbe fantasticato sull'intenzione di simulare la propria morte per trasferirsi alle Seychelles.[17], dando nuovo vigore alle diverse leggende metropolitane nate nel tempo.

Nel corso degli anni sono state fatte innumerevoli congetture. Molti hanno sostenuto che fosse totalmente estranea alla sua figura una morte per infarto in una vasca da bagno (lo scrittore William Burroughs disse di considerarla "una storia assurda, inverosimile") e che la vera causa del decesso sia stata invece un'overdose di eroina (o di cocaina). Jim Morrison, infatti, frequentava spesso il "Rock 'n' Roll Circus", un locale musicale notturno allora noto come luogo di ritrovo degli eroinomani. I detrattori di questa ipotesi affermano che Jim Morrison avesse timore degli aghi ipodermici, l'eroina però può essere assunta anche mediante inalazione. Morrison, peraltro, venne trovato nella vasca da bagno, che di solito è il primo posto in cui viene portata la vittima di un'overdose per tentare la rianimazione, e sulla sua tomba apparvero subito graffiti che dicevano “Abbiate pietà dei tossici”, “Morto di overdose”, ecc. D'altronde il rischio che l'eroina inalata risulti fatale è decisamente maggiore quando è assunta in combinazione con l'alcol. Se Jim Morrison avesse sniffato eroina un esame del sangue l'avrebbe rivelato, oppure, in caso di iniezione, il medico avrebbe notato il segno dell'ago, ma, inspiegabilmente, non venne effettuato alcun esame del sangue, nessuna autopsia e nessuna analisi accurata. Il dottor Max Vassille arrivò dodici ore dopo il decesso, manifestò perplessità sulla morte nella vasca da bagno ma aggiunse che se le dichiarazioni di Alain Ronay e di Pamela erano accurate – e nell'immediato non potevano essere smentite – era probabile che Jim Morrison fosse morto per attacco di cuore provocato da coaguli di sangue nell'arteria cardiaca.[18]

Ci sono poi altri elementi interessanti. Un amico pusher si confidò con Elizabeth Lariviere, detta Zozo, una modella amica di Pamela, preoccupato che Jim Morrison potesse essere morto in seguito alla droga che lui gli aveva fornito. La cantante Marianne Faithfull ha raccontato che il conte e allora fidanzato Jean de Breteuil “era spaventato a morte. Jim Morrison era morto di overdose e la droga l'aveva fornita lui. Jean si vedeva come il pusher delle star, e a un certo punto eccolo ridotto come uno spacciatore da strapazzo nei guai fino al collo”. I due partirono immediatamente per Casablanca. De Breteuil morì qualche mese dopo per overdose.[18] Nell'estate 2014 la Faithfull ha ribadito, alla rivista Mojo, che fu proprio De Breteuil a fornire accidentalmente la dose di eroina letale.[19] Un altro episodio curioso fu lo strano annuncio della morte di Jim Morrison che diede in tempi record, la mattina del 4 luglio, il DJ americano Cameron Watson alla discoteca La Bulle, dopo essere stato avvicinato da due spacciatori di marijuana. Pamela, da parte sua, ha raccontato versioni diverse della storia. In linea di massima, affermò che lei e Jim avevano passato la serata al cinema, quindi al ristorante, e infine avevano sniffato eroina a casa. Jim Morrison si sarebbe sentito male e nella notte si sarebbe immerso nella vasca da bagno.

La sepoltura al Père Lachaise

La mattina del 7 luglio 1971 si celebrarono, frettolosamente e in gran segreto, i funerali presso il cimitero monumentale Père Lachaise di Parigi, detto "Il cimitero degli artisti", uno dei più celebri del mondo. Parteciparono la fidanzata Pamela Courson, il manager Bill Siddons, gli amici Agnès Varda e Alain Ronay, e la canadese Robin Wertle, segretaria di Jim Morrison a Parigi. Non era presente nessun prete e non venne celebrato alcun rito religioso. Pamela recitò i versi finali del poema "Celebrazione della Lucertola". Il funerale durò circa otto minuti. Nessuno rimase ad assistere all'inumazione.

Secondo il giornalista Sam Bernett, amico del leader dei Doors, Jim Morrison non sarebbe morto per cause naturali ma di overdose nel nightclub "Rock 'n' Roll Circus". Bernett racconta che la sera del 3 luglio 1971 Jim Morrison, dopo aver bevuto birra e vodka, aveva sniffato una dose massiccia di eroina e si era chiuso nel bagno del locale. Mezz'ora più tardi Bernett ne era stato messo al corrente: si era dunque provveduto ad abbattere la porta e il cantante era apparso disteso per terra con schiuma mista a sangue alla bocca. Un medico che in quel momento era al nightclub aveva parlato di "overdose" e così, per nascondere il tutto, il cadavere era stato portato a casa e adagiato nella vasca da bagno fingendo che fosse morto per cause naturali.[20] A suffragare questa tesi si aggiungono altre testimonianze; innanzitutto quella di Nicole Gosselin, una habitué del "Circus" presente quella notte nel locale, la quale afferma che il corpo di Jim Morrison "fu portato fuori di peso perché probabilmente già morto" passando per il locale che si trovava nel retro e comunicava col Circus, l'Alcazar. La Gosselin dichiara che conoscesse il pusher che gli avrebbe fornito la dose letale e che si trattasse di eroina “pura al 90%, quando di solito lo è al 20-30%”.

Dopo il decesso, il "Rock 'n' Roll Circus" fu al centro di voci di ogni genere, gli spacciatori vennero interrogati dalla polizia, ma ufficialmente nessuno svolse indagini sulla morte di Morrison.[21] Un anno dopo il giornalista (nonché amico di Morrison) Jerry Hopkins si recò a Parigi per cercare informazioni sulle circostanze della sua morte:[22] negli ambienti dei tossicodipendenti e dei frequentatori del "Circus" la "verità" che tutti conoscevano era proprio quella del "Circus", ossia morte per overdose di eroina nei bagni del locale e successivo trasferimento a casa del corpo. La versione "ufficiale" del ritrovamento del corpo esanime nella vasca da bagno della sua abitazione, al contrario, era del tutto sconosciuta. Hopkins afferma inoltre che sia Pamela sia Danny Sugerman sapessero della morte di Jim Morrison al "Circus" per eroina ma avrebbero deciso, per rispettare la memoria del cantante, di negare tale versione dei fatti. È per questo motivo, afferma Hopkins, che nella biografia Nessuno uscirà vivo di qui[13] vengono proposte entrambe le versioni, quella del "Circus" e quella della vasca da bagno: in tal modo i biografi avrebbero avuto modo di dire come andarono realmente le cose, però in maniera "ambigua", lasciando cioè il lettore senza certezze inoppugnabili.[22]

In seguito la versione del "Circus" è stata confermata da decine e decine di altre persone, fra cui lo stesso Densmore nella sua biografia, il giornalista Hervé Muller (che frequentò Jim Morrison a Parigi) e Oliver Wicker, direttore della rivista francese Le Globe.[23] Dunque, con ogni probabilità, nei giorni successivi alla morte di Jim Morrison fu messa in atto una "copertura" cinica e improvvisata, favorita da procedure volutamente permissive delle autorità locali, per far sì che l'overdose di eroina della rockstar americana, che avrebbe avuto pesanti implicazioni criminali e finanziarie, fosse ufficialmente dichiarata un comune attacco di cuore. Comunque siano andate realmente le cose, forse c'è da condividere la considerazione finale dei biografi Hopkins-Sugerman, secondo cui "a meno che non si tratti di un omicidio, poco importa come sia morto – un'overdose di qualcosa, un infarto, o semplicemente si sia ubriacato a morte (come in molti dapprima sospettarono). La questione di fondo resta quella del 'suicidio'. In un modo o nell'altro, Jim è morto per autodistruzione, e scoprire in quale maniera è solo questione di determinare il calibro della metaforica pistola che lui stesso si è puntato alla tempia."[13]

« Sai quanto pallida lasciva e fremente
viene la morte a una strana ora
inattesa, imprevista
come uno spaventoso ospite più che amichevole che ti sei
portato a letto
La morte rende angeli tutti noi
e ci dà ali
dove avevamo spalle
lisce come artigli
di corvo
Basta denaro, basta agghindarsi
Questo regno sembra di gran lunga migliore
finché l'altra faccia rivela l'incesto
e la libera obbedienza a una legge vegetale
Non ci andrò
Preferisco una Festa di Amici
Alla Famiglia Gigante. »

(Jim Morrison)

Stile e influenze musicali

« Ho solo venticinque anni, ma sono un vecchio uomo del blues... »

(Jim Morrison)

A detta dello stesso Morrison, i Doors erano “un gruppo orientato al blues, con una notevole dose di rock e alcuni elementi di jazz, pop e sonorità classiche. Fondamentalmente, una blues band bianca”. La band rappresenta in effetti un'anomalia nel pantheon del rock: non faceva parte del movimento di San Francisco acid-rock Airplane-Dead-Quicksilver all'insegna del "Peace & Love". Non avevano niente a che fare con la british invasion e nemmeno con la musica pop in generale. Anche nella loro città natale di Los Angeles erano considerati estranei alla scena folk-rock dominata da Byrds, Buffalo Springfield e i Mamas and the Papas. I Doors erano un mondo a parte, dalle sonorità oscuramente seducenti ed esotiche che univano spiritualità, poesia, psichedelia e un coacervo di stili musicali differenti per via delle caratteristiche del tutto particolari ed estrose dei suoi componenti.

Manzarek, tastierista tecnicamente dotatissimo, gestiva il basso con la mano sinistra e la parte melodica alla tastiera col piede e la mano destra, utilizzando un Fender Rhodes Piano Bass appoggiato sull'organo Vox Continental (poi sostituito con un Gibson G101). In un'intervista del 1997[24] dichiarò: “Unificammo l'apollineo e il dionisiaco. Il lato dionisiaco è il blues, e il lato apollineo è la musica classica. Il bravo artista sa combinare il rigore e la correttezza apollinei con la frenesia, la passione e l'eccitazione dionisiache. I due elementi si fondono insieme e si ottiene l'artista intero e completo".

Il batterista John Densmore, da parte sua, dettava ritmi tumultuosi, facendo confluire gli altri strumenti nelle sue vertiginose traiettorie come una salda base d'appoggio e non un mero strumento di accompagnamento. Robbie Krieger utilizzava solitamente note lente e riff ben calibrati in uno stile rock inconfondibile con la sua chitarra slide che svariava dal blues al rock, dal flamenco e alla musica indiana. Tutto questo venne catalizzato in maniera dirompente dalla voce mistica e sensuale di Jim Morrison, il quale sosteneva che Elvis Presley insieme ad altri giganti della sua generazione, come Sinatra, Little Richard, Jerry Lee Lewis, Fats Domino, Gene Vincent, avevano avuto un'influenza precoce e intensa su di lui. Egli traeva inoltre ispirazione dalla poesia della Beat Generation recitata con cadenze bebop e dalla grande tradizione della poesia orale, mescolando alle sue performance elementi teatrali e d'improvvisazione. Il timbro della band divenne, così, del tutto unico, suggestivo e “leggendario”. Dichiarò all'epoca Ray Manzarek:

« Credo che i Doors siano un gruppo rappresentativo dell'America. L'America è un miscuglio con un unico sapore definito, e così noi. Le nostre influenze derivano da una miriade di diverse fonti che noi abbiamo amalgamato, mischiando stili divergenti nelle nostre cose… Siamo proprio come il Paese. A uno straniero l'America deve sembrare un comico guazzabuglio. È come per i Doors. Noi proveniamo da aree differenti, da diverse tendenze musicali. Siamo diventati un'unità con un duro lavoro, un sacco di sforzi. Tutte le cose che le gente dice dell'America si possono dire dei Doors.[25] »

E trent'anni più tardi, in un'intervista alla radio americana Npr, disse:

« Krieger portò le chitarre del flamenco, io un po' di musica classica con un po' di blues e jazz, e certamente John Densmore era dentro al jazz fino al midollo. Jim portava la poesia della Beat Generation e quella del simbolismo francese, e questo è il brodo nel quale sono nati i Doors, al tramontar del sole sulla costa dell'Oceano Pacifico, alla fine, al termine del mondo occidentale civilizzato.[26] »

La produzione letteraria e la passione cinefila

Poesia

« La vera poesia non dice niente, elenca solo delle possibilità, apre tutte le porte, e voi potete passare per quella che preferite. »

(Jim Morrison)

Jim Morrison è una complessa figura di artista e intellettuale, trasgressiva e affascinante, fragile e carismatica. Nel corso della sua breve parabola esistenziale si produsse nello sforzo costante, e a tratti esasperato, di spronare la gente ad abbattere le proprie barriere mentali, imposte dalle convenzioni sociali e dalle inibizioni personali, per raggiungere una dimensione di reale, incondizionata e assoluta libertà ("Apriti un varco dall'altra parte" esorta nella canzone Break on Through, e "Wake up!", Sveglia! era l'urlo che lanciava spesso dal palco). Autentico divoratore di libri e arguto osservatore della società, consacrò la sua esistenza all'amore per l'arte e per la letteratura in un'epoca, gli anni Sessanta, ribollente di fervore culturale e rivolgimenti politici, e considerava la poesia come la sua reale vocazione.

Cominciò a riempire blocchetti di appunti e poesie fin dai tempi del liceo, venne folgorato dal libro culto Sulla strada di Kerouac e dichiarò alla stampa che “l'arte suprema è la poesia, perché ciò che ci definisce come esseri umani è il linguaggio (…) sono molto legato al gioco dell'arte e della letteratura: i miei eroi sono artisti e scrittori. Ammiro profondamente quei poeti che, di fronte a un gruppo di persone, sono capaci di alzarsi in piedi, con o senza microfono, e recitare la loro poesia”.[18] I suoi “numi tutelari” furono poeti e intellettuali dalla forza visionaria dirompente, in lacerante conflitto con i valori imposti dalla propria tradizione culturale, in primis: William Blake, Friedrich Nietzsche e Arthur Rimbaud, il quale affermò che “il Poeta si fa Veggente attraverso una lunga, immensa e ragionata sregolatezza di tutti i sensi”. I testi poetici di Jim Morrison sono tracimanti di immagini a forte valenza mitologica e simbolica, derivate dalla cultura classica, da quella sciamanica e tribale, dall'esoterismo, dalle suggestioni beat, dalle opere di narrativa, filosofia, religione, dalla psicanalisi, dalla sociologia e dall'antropologia.[27]

L'amico e poeta Michael McClure lo stimava molto come poeta e lo spinse a pubblicare i suoi scritti, nonostante le titubanze di Jim Morrison che visse sempre nella frustrazione di non essere apprezzato come poeta. In un'intervista dichiarò “Quando scrivi una poesia devi entrare in uno stato mentale particolare, che è quello in cui può indurti la musica con la sua capacità ipnotica di allentare i freni e lasciare che l'inconscio possa scaturire”, in linea con le teorie surrealiste sulla scrittura automatica. I suoi versi vennero encomiati anche da Fernanda Pivano, che sottolineò il profondo lato poetico di Morrison, “capace di estasi e affranto dalle miserie della vita”.[28] Nel 1969 scrisse una commossa poesia ispirata alla tragica morte di Brian Jones, Ode a Los Angeles col pensiero a Brian Jones, deceduto, che distribuì ai presenti al concerto dell'Aquarius Theater di Hollywood a fine luglio.

Nel 1970 diede alle stampe privatamente il poema An American Prayer, in una tiratura limitata di 500 copie, e pubblicò, presso l'editore newyorkese Simon & Schuster, due raccolte di poesie, I Signori e Le Nuove Creature, accolte con entusiasmo da parte dei fan e con scetticismo dalla critica; registrò numerose poesie su nastro magnetico e continuò a riempire di versi centinaia di taccuini e foglietti volanti, poi riuniti nelle raccolte postume Deserto e Notte Americana (pubblicate in Italia col titolo di Tempesta Elettrica), da molti considerate l'apice della sua poetica. La sua vocazione letteraria trovò sfogo anche negli album della band, che venne influenzata in maniera determinante dai suoi componimenti, dalla sua oltraggiosa irruenza e dalle sue "visioni".

Cinema

« Il cinema, erede dell'alchimia, ultimo di una scienza erotica. »

(Jim Morrison)

Si dice che la passione di Jim Morrison per il cinema nacque nel 1955, quando, dodicenne, andò a vedere James Dean in Gioventù bruciata, celebre film di Nicholas Ray sull'irrequietezza giovanile e la crisi della famiglia tradizionale. È infatti il primo film menzionato nei suoi taccuini, dove si fa cenno anche al Gigante, il film successivo di Dean, distribuito l'anno seguente.[18] È possibile anche che Morrison venne influenzato dai western, che imperversavano in America negli anni Cinquanta: la sua prima poesia, Pony Express, andata perduta, era infatti probabilmente ispirata a un film western che Jim aveva visto quando viveva ad Alameda. Sul finire del 1961 cominciò a frequentare il Contemporary, caffè beatnik a sud di Clearwater, che proponeva film stranieri di grandi registi europei: Ingmar Bergman, Jean-Luc Godard, Roger Vadim e Robert Frank. Nel 1963 Jim si iscrisse al corso di cinema dell'UCLA, una materia del tutto nuova per quegli anni, che comprendeva il cinema d'autore, la Nouvelle Vague francese, i film d'avanguardia, underground e sperimentali.

Nel corpo docente vi era anche il leggendario regista austriaco Josef von Sternberg; Morrison adorava il suo film Anathan, girato in Giappone nel 1954 (fra i compagni di corso di Jim figurava invece Francis Ford Coppola). Dichiarò in un'intervista: "Mi piace quel film perché è davvero realistico. Per me i film devono essere totalmente artificiali e surreali oppure totalmente reali e documentaristici. Più sono all'estremo di una delle due tendenze, e meglio è". Nel 1965 lavorò al suo film-saggio studentesco per la tesi di laurea in cinematografia: la pellicola proponeva immagini grottesche incentrate sull'erotismo, la televisione, il nazismo, la droga, e provocò indignazione e reazioni sconcertate. Ray Manzarek, studente presso la stessa facoltà, trovò invece valido quel film sperimentale. Dichiarò Jim alla stampa: “Sono interessato al cinema perché è la forma d'arte moderna che più si avvicina all'effettivo flusso di coscienza, sia a livello onirico sia nella percezione della realtà quotidiana”.[13] Quell'anno girerà anche un mediometraggio intitolato Liz, una pellicola in stile warholiano su un lungo spogliarello di un'amica di Jim che alla fine rimane nuda in pose richiamanti la nouvelle vague Anni Venti delle prostitute francesi.

Nel 1966 conobbe Andy Warhol. Nel 1968 il poeta beat Michael McClure gli propose di apparire come protagonista nella trasposizione cinematografica della sua piéce teatrale The Beard, mentre John Gregory Dunne gli chiese di essere il protagonista del suo film Panico a Needle Park; Morrison declinò in entrambi i casi. In quel periodo l'artista venne anche contattato dalla coppia di amici francesi Jacques Demy e Agnes Varda, registi, che gli proposero diverse guest-appearance nei loro film: Jim accetterà di apparire come comparsa nell'unico film californiano della Varda, Lions Love. Nel marzo del 1969 fece registrare la HWY Production, una nuova casa cinematografica di cui facevano parte gli amici Paul Ferrara, Babe Hill e Frank Lisciandro, che produsse il film HWY Una pastorale americana, con Jim Morrison protagonista, in parte basato sul suo copione L'Autostoppista. Risale a quello stesso periodo Feast of Friends, un lungometraggio che documenta le esibizioni dei Doors e che venne presentato in diversi importanti festival cinematografici americani (vincendo il primo premio all'Atlanta Film Festival).

Quell'anno Jim lavorò con Michael McClure alla sceneggiatura del film L'Adepto, basata su uno dei romanzi di quest'ultimo. Il progetto venne accantonato per le condizioni di salute sempre più precarie di Morrison. Nell'estate del 1970 Jim assistette a Cherbourg, in Francia, alle riprese del film La favolosa storia di Pelle d'Asino di Jacques Demy, dove conobbe François Truffaut, Catherine Deneuve e Jean Marais. La raccolta di versi e pensieri I Signori. Appunti sulla visione (pubblicata prima in forma privata, poi, nel 1970, dall'editore Simon & Schuster) contiene diverse riflessioni di Jim Morrison sul cinema, che a suo parere non derivava “da pittura, letteratura, scultura, teatro, ma dagli antichi rituali popolari. È la manifestazione contemporanea di una storia d'ombre evolutasi, il piacere di immagini in movimento, una credenza nella magia (…) Il cinema ci riporta all'anima, religione della materia, che assegna a ogni cosa la sua particolare divinità e vede dèi in tutte le cose e gli esseri”.[29]

Teatro

« Guardo alla storia del rock come all'origine della tragedia greca. »

(Jim Morrison)

Jim Morrison ebbe anche delle esperienze in ambito teatrale. Segnalatosi a scuola per i suoi atteggiamenti “plateali”, nel 1962 si produsse in alcune declamazioni poetiche e performance con l'ukulele al Contemporary caffè di Clearwater, che incuriosirono il pubblico. L'anno successivo studiò drammaturgia e storia del teatro al dipartimento di Scienze del linguaggio, prese lezioni di recitazione e frequentò il Conradi Theater dell'università. La prima esibizione “ufficiale” risale tuttavia all'autunno del 1964 quando, ventenne, ottenne il ruolo di Gus in un allestimento studentesco del Calapranzi, il thriller capolavoro di Harold Pinter. Jim si dimostrò attore imprevedibile e impetuoso sia nelle prove sia durante lo spettacolo, influenzato in parte dalla lettura di Antonin Artaud e del suo “teatro della crudeltà”. In seguito venne folgorato dal Living Theatre e fu coinvolto in alcuni show che si tennero a San Francisco e a Los Angeles nel febbraio 1969.[9] Nel libro I Signori. Appunti sulla visione scrisse: “Lo scopo dell'happening è curare la noia, ripulire gli occhi, operare una ricongiunzione infantile col flusso della vita. Il suo più piccolo, più ampio scopo è la purificazione della percezione”.[29]

Filmografia

  • The Doors Are Open, 1968, documentario prodotto da Granada TV che raccoglie immagini del tour europeo
  • Feast of Friend, 1969, documentario diretto da Paul Ferrara, propone materiale raccolto fra il '68 e il '69. Il film fu montato nel '69 e portato a vari concorsi cinematografici. All'Atlanta International Film Festival vinse la medaglia d'oro il 24 ottobre '69. Uscì in sala per la prima volta il 13 marzo del 1970 alla Cinemateque 16 di West Hollywood
  • Hwy: An American Pastoral, 1969, film diretto da Paul Ferrara basato su una pièce (The Hitchhiker) scritta da Jim Morrison, che ne è anche il protagonista
  • No One Here Gets Out Alive: A Tribute to Jim Morrison, 1981, documentario diretto da Gordon Forbes III
  • The Doors. Dance on Fire, 1985, collezione di video, clip promozionali ed esibizioni televisive dei Doors
  • The Doors. Live at the Hollywood Bowl, 1987, concerto tenuto dai Doors all'Hollywood Bowl nel luglio 1968, regia di Ray Manzarek
  • The Doors. The Soft Parade. A Retrospective, 1991, documentario diretto da Ray Manzarek
  • The Doors. Live in Europe 1968, 1991, documentario sul tour europeo diretto da Paul Justman, Ray Manzarek e John Densmore
  • The Doors Soundstage Performances, 2002, documentario sulle esibizioni dei Doors a Toronto (1967), in Danimarca (1968) e a New York (1969)

Film su Jim Morrison

La leggenda di Jim Morrison è stata raccontata nel 1991 da Oliver Stone nel film biografico The Doors con Val Kilmer nella parte di Morrison. Il film è stato oggetto di pareri discordanti: una parte dei fan l'ha criticato aspramente sostenendo che spettacolarizzasse troppo il lato dissoluto e "tenebroso" del cantante. Lo stesso Ray Manzarek ha riservato parole durissime al regista.
Nel 2009 la parabola esistenziale di Jim Morrison è stata ripercorsa nel più sobrio docufilm When You're Strange di Tom DiCillo.

Note

  1. ^ a b c d (EN) The Doors, su AllMusic, All Media Network.
  2. ^ a b c The Doors, scaruffi.com.
  3. ^ Morrison poem backs climate plea, in BBC News, 31 gennaio 2007.
  4. ^ Rolling Stone Top 10 Dead Rock Stars, kzok.radio.com.
  5. ^ (EN) Lista dei 100 migliori cantanti di tutti i tempi secondo Rolling Stone, rollingstone.com. URL consultato il 13 dicembre 2014.
  6. ^ "Classic Rock Magazine", maggio 2009
  7. ^ Mark Opsasnick, The Lizard King was here, Xlibris Corporation, 2006
  8. ^ Morrison, americanlegends.com.
  9. ^ a b Stephen Davis
  10. ^ Cesare Rizzi, Enciclopedia della musica rock (1954-1969), Giunti, 1996
  11. ^ Frank Lisciandro, Jim Morrison. Diario fotografico, Giunti, 2007
  12. ^ Greg Shaw, Jim Morrison & i Doors. On the road, Giunti, 1998
  13. ^ a b c d Hopkins-Sugerman
  14. ^ Virginia Balfour, Rock Wives: The Hard Lives and Good Times of the Wives, Girlfriends, and Groupies of Rock and Roll, Beech Tree Books, 1986
  15. ^ Jacques Rochard, Jim Morrison Vivo!, Kaos edizioni, 1986
  16. ^ "Almost True", MTV (puntata del 5 aprile 2010), format televisivo che propone ricostruzioni dichiaratamente fantasiose ispirate a leggende metropolitane
  17. ^ (EN) Veronica Blake, Riding through the storm: Doors' keyboard player Ray Manzarek muses on life after Jim Morrison, in Daily Mail, 4 luglio 2008. URL consultato il 9 luglio 2008.
  18. ^ a b c d Stephen Davis
  19. ^ Marianne Faithfull: «Jim Morrison? L'ha “ucciso” il mio fidanzato», corriere.it, 7 agosto 2014. URL consultato il 13 dicembre 2014.
  20. ^ Sam Bernett, The End: Jim Morrison, Editions Privé, 2007
  21. ^ Gli ultimi giorni di Jim Morrison, documentario francese prodotto da Arnaud Hamelin (Sunset Presse), 2005
  22. ^ a b Jerry Hopkins
  23. ^ Wallace Fowlie
  24. ^ The Doors Biography, rockhall.com.
  25. ^ Andrew Doe, John Tobler, The Doors, Gammalibri, Milano, 1990.
  26. ^ Morto Ray Manzarek, tastierista dei Doors, ANSA, 21 marzo 2013
  27. ^ Francesco Guadalupi
  28. ^ Fernanda Pivano, I miei amici cantautori, Mondadori, 2006
  29. ^ a b Lorenzo Ruggiero

Bibliografia

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